Coi morti un legame profondo
Nei cimiteri un flusso continuo

È sufficiente essersi recati al cimitero in questi giorni per comprendere quanto il legame tra i vivi e i propri morti sia avvertito forte e profondo. Un flusso continuo di persone ha attraversato il cancello del cimitero di Bergamo.

È sufficiente essersi recati al cimitero in questi giorni per comprendere quanto il legame tra i vivi e i propri morti sia avvertito forte e profondo. Un flusso continuo di persone ha attraversato il cancello del cimitero di Bergamo per rendere omaggio ai defunti e mantenere un legame che nemmeno la morte può spezzare.

Il cielo è grigio, l'aria umida, il freddo si infila nelle ossa. Chiunque scenda dalla propria auto o dall'autobus appena si avvicina all'ingresso istintivamente assume un'aria più seria e il tono della voce si abbassa. Molti hanno scelto di rispettare la ricorrenza del 2 novembre, pur frequentando spesso il luogo.

Per un genitore che ha perduto un figlio non c'è il giorno dei defunti. «È sempre il 2 novembre per noi – dice Luisa Marchesi –. Veniamo tutti i giorni al cimitero. Il tempo si trova sempre per una visita. È quasi la nostra casa. Ormai ci conoscono».

«Io accompagno come tutti gli anni mia mamma, che da molti anni abita a Milano – dice Ornella Galafassi –. Ogni anno veniamo qui e al cimitero di Caprino per un giro di tutti i parenti. Per me è piacevole perché sono luoghi di pace, percepisco un'atmosfera di serenità. A Milano purtroppo i cimiteri sono tanti e dispersi e sono luoghi caotici».

Tra i dimenticati ci sono coloro che vivono ai margini della società e che, quindi, muoiono soli, come soli sono vissuti: «Non ho parenti sepolti qui – spiega suor Raffaella Bonasio di Chignolo d'Isola –, ma sono venuta per pregare soprattutto per chi non ha nessuno».

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