Nei supermercati la crisi
stoppa i prezzi: scesi del 2%

A un anno esatto di distanza la stessa spesa nei supermercati della grande distribuzione in città costa in totale il 2 per cento in meno. È quanto emerge da uno studio effettuato nel mese di febbraio 2009 su una spesa che ha visto coinvolti ben 90 prodotti di largo consumo a partire dalle bibite, passando per frutta e verdura, senza dimenticare pane, carne, pasta, e formaggi. È uno degli effetti della crisi, non ancora registrato, o almeno solo parzialmente rilevato, nei panieri Istat sui quali si definisce il tasso di inflazione. Nella grande distribuzione i prezzi dei beni di consumo alimentare mediamente sono gli stessi di un anno fa con qualche lieve ribasso di alcuni prodotti.

BENE ORTOFRUTTA, CARNE PIU' CARA
Fra tanti prodotti che hanno il medesimo prezzo di un anno fa, ce ne sono alcuni che addirittura costano meno. È il caso di alcuni articoli di frutta e verdura oltre che del pesce e naturalmente della pasta. Quest'ultimo prodotto in particolare è stato al centro di un vero e proprio caso, dopo che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deciso di punire i maggiori produttori italiani di pasta (in tutto 26 imprese) nonché l'Unipi (Unione industriale pastai italiani) e l'Unionalimentari, giudicati colpevoli di aver messo in atto intese restrittive della concorrenza e di conseguenza aver violato l'articolo 81 del Trattato Ce, attuando strategie per far lievitare il prezzo della pasta in tutti i supermercati d'Europa. Alcuni dei prodotti che nello specifico hanno visto diminuire il loro prezzo sono carciofi (-11%), limoni (-6%), Branzino e orata di Orbetello (- 10%), il prosciutto crudo (-5%) e le orecchiette Barilla (-9%). L'unico settore dei prodotti che ad un anno di distanza registra alcuni aumenti è la carne. (+ 9%) per il trancio di lonza, (+ 6%) per l'entrecote e per il nodino di vitello (+5%).

FEDERCONSUMATORI: POCHI BENEFICI
«I prezzi alla produzione diminuiscono mentre i prezzi al consumo non ne traggono nessun beneficio. Non solo, ma visto il notevole calo delle materie prime, anche i prezzi alla produzione dovrebbero scendere in misura ben maggiore dell'1%». È questo, in sintesi, il pensiero a riguardo dell'associazione Federconsumatori, che in una nota rimarca: «L'esempio veramente scandaloso è quello del grano: rispetto a gennaio 2008, il prezzo è calato di ben il 63%, passando da 0,48 € a 0,18 € al chilogrammo, ma la pasta ed il pane? A quanto risulta dai nostri osservatori, dopo i vertiginosi aumenti registrati lo scorso anno, con vette del 30-35%, ora i prezzi di tali prodotti rimangono stabili. A pagarne le conseguenze sono le famiglie che, continuando così, si trascineranno dietro, anche per il 2009, un maggior costo per l'alimentazione di ben 564 euro all'anno. Lo stesso discorso - continua il comunicato - riguarda molti altri generi di prima necessità, come il latte e la carne. Quest'ultima, infatti, continua ad aumentare. Clamoroso è il caso del prezzo della carne di pollo, che, dopo essere aumentata, a gennaio 2008, del 12% rispetto a novembre 2007, oggi aumenta ancora del 18% rispetto a gennaio 2008. Tutto ciò dimostra l'urgenza di un accordo tra trasformatori ed intermediari affinché vi sia maggiore trasparenza e correttezza nella determinazione dei prezzi. A tale proposito torniamo a ribadire, inoltre, la necessità di una forte riduzione dei prezzi dei prodotti di largo consumo, di almeno il 20%».

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