Medici di famiglia: in Bergamasca
ne stanno per arrivare altri 80

In provincia di Bergamo saranno assunti 80 nuovi medici di assistenza primaria (è il nuovo nome dei medici di famiglia). È questo il risultato di un’azione promossa dalla Cgil Medici che si è battuta per far rispettare, anche in Lombardia, il numero ottimale di 1 medico ogni 1.000 abitanti definito dalle norme nazionali. 

Oltre ai 71 nuovi medici attivabili in base al ricorso al TAR vinto dalla Cgil sono da considerare anche altri 9 posti già vacanti e individuati sulla base del rapporto 1:1300. In totale sono quindi 80.

In Lombardia il rapporto era stabilito a 1:1300 e, in molte situazioni, come a Bergamo, anche di più perché non venivano conteggiati gli stranieri. Se si fosse applicato in modo rigido il rapporto 1:1000, in provincia di Bergamo si sarebbero dovuti nominare 156 nuovi medici, ma per una serie di motivazioni l’Asl ha ridotto della metà il numero.
«Ci paiono giusti - scrive la Cgil - i vincoli introdotti in alcuni Ambiti, con l’obbligo di aprire l’ambulatorio proprio nella località espressamente indicata, per evitare l’abbandono a se stesse delle zone periferiche con conseguenti disagi per la popolazione, specie per quella con difficoltà di movimento. Come abbiamo già ricordato in un nostro precedente comunicato, l’abbassamento del rapporto numerico è richiesto da una serie di nuovi compiti assegnati ai medici, per favorire la domiciliarità e ridurre il ricorso al Pronto Soccorso e ai ricoveri o alla specialistica ambulatoriale: non è compatibile con un elevato numero di pazienti assumere anche compiti di cura delle malattie croniche (diabete, T.A.O., ecc...), di regia dell’Assistenza Domiciliare o di erogazione di alcune prestazioni (prelievi, controlli...)».

«L’ingresso nella professione di 71 nuovi medici - conclude la Cgil - consentirà anche di abbassare l’età media dei medici in servizio che, in gran parte, si avvicina a quella della pensione, oltre che a introdurre qualche elemento di concorrenza in un sistema troppo rigido. Una concorrenza di cui c’è bisogno, se si tiene conto del fatto che gran parte dei reclami giunti all’ASL (e rendicontati dalle Relazioni Annuali dell’Ufficio di Pubblica Tutela, almeno finché venivano e fatte e pubblicate) era rivolta proprio al funzionamento dei medici di base».

© RIPRODUZIONE RISERVATA