Bergamo tra le prime in Italia
per mortalità causata dai tumori

Una provincia pesantemente colpita dal cancro: la Bergamasca è infatti al secondo posto in Italia per mortalità tumorale. Lo dicono i dati forniti del Servizio epidemiologico dell’Asl elaborati (su cifre Istat 1998-2002) tenendo conto del cosiddetto rapporto standardizzato di mortalità, ovvero cifre messe a confronto per omologhe fasce di età (perché diversamente i confronti possono essere falsati se un territorio, per esempio, rispetto a un altro conta più anziani e quindi ha già una mortalità generale più elevata).

In sostanza, se si tiene come base 100 lo standard italiano di morti tumorali, Bergamo fa registrare un eccesso di mortalità per tutti i tipi di tumori del 9% per quanto riguarda i maschi e del 6% per le donne. E secondo la statistica, prima di Bergamo c’è solo Lodi. Un quadro che merita una riflessione, e proprio da giovedì prenderà il via il Congresso nazionale dei Primari oncologici medici ospedalieri, al Centro Congressi Giovanni XXIII.

Il titolo è «Verso un nuovo umanesimo»: perché se si parla di tumori non si parla solo di diagnostica, prevenzione, screening e terapie, ma anche di aspettative e qualità di vita. «E al centro deve esserci sempre di più il paziente. Ed ecco che il convegno vuole mettere in risalto proprio questo: nelle strutture ospedaliere dove oggi si curano i pazienti ammalati di tumore in modo eccellente, deve essere proprio la persona al centro del pensiero e dell’azione dei medici oncologici – sottolinea Giuseppe Nastasi, primario di Oncologia ad Alzano –. E questo significa anche e soprattutto solidarietà: attenzione a tutto quello che riguarda il paziente, dalla terapia adattata sulle sue esigenze, alla sua vita fatta di lavoro, famiglia, relazioni».

Tornando a Bergamo, l’Asl fornisce gli andamenti della mortalità per tipo di tumore. Per il polmone rispetto a tutta Italia qui c’è un eccesso del 7% nei maschi. Per il fegato si registrano picchi a due cifre: +48% per i maschi e +38% per le donne (per gli uomini Bergamo è la provincia a più alta mortalità del fegato in Italia), e si registra un eccesso di mortalità anche per lo stomaco (27% maschi, 25% donne) e del pancreas (21% tra i maschi, 24% tra le donne).

Il Servizio epidemiologico Asl, spiega il direttore Giuseppe Sampietro, aggiunge che i dati di incidenza (nuovi casi di patologia), del Registro Tumori confermano sostanzialmente, anche per i periodi più recenti, i dati di mortalità. «A fronte di queste cifre diventa essenziale non solo la prevenzione, intesa come revisione dei propri stili di vita, e l’incentivazione degli screening ma anche quella che noi chiamiamo selezione dei pazienti – evidenzia Giordano Beretta, direttore del servizio di Oncologia medica del Fatebenefratelli di Brescia –. Ovvero saper disegnare terapie e cure a misura di ogni paziente. Perché i farmaci di nuova generazione siano utilizzati nel modo migliore. E in quest’epoca diventa fondamentale la sinergia tra medici, anatomopatologici, biologi molecolari».

Anche perché curare bene, arrivare a risultati di buone aspettative di vita significa anche affrontare spese e saper gestire risorse che in prospettiva, saranno sempre più insufficienti ai fabbisogni: le cifre Asl di Bergamo parlano da sole, ricorda il direttore sanitario Giuseppe Imbalzano, ovvero quasi 30 mila pazienti oncologici assistiti e una spesa per ricoveri, terapie e farmaci (escluse residenze per anziani e assistenze domiciliari), di 141 milioni di euro solo per il 2007.

«La sostenibilità dev’essere un filo conduttore dell’agire complessivo dell’oncologia ospedaliera – sottolinea Sandro Barni, primario di Oncologia a Treviglio –. Se ci sono nuovi farmaci, costosi, che permettono ottimi risultati, la disponibilità finanziaria va usata al meglio, consentendo l’accesso per tutti i pazienti alla terapia migliore. Questo si può ottenere soltanto con percorsi diagnostico-terapeutici all’avanguardia».

E in questo il Dipartimento oncologico provinciale (che comprende le aziende ospedaliere di Treviglio, Seriate e Riuniti di Bergamo) può vantare successi di tutto rispetto. «C’è l’eccellenza anche nelle strutture ospedaliere. Ed è sempre più importante che la gente comprenda che qui si fa ricerca di estrema importanza – evidenza Roberto Labianca, direttore del Dipartimento di Oncologia dei Riuniti –. E a breve nascerà la Fondazione Ospedale Maggiore: farà da catalizzatore sui filoni di ricerca già in corso e da stimolo a progetti in campi non esplorati».

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