Morto Compagnoni: scalò il K2
Bonatti non l'ha ancora perdonato

È morto nella notte tra martedì e mercoledì, all'età di 94 anni, Achille Compagnoni, alpinista che, nel 1954, con una spedizione italiana, raggiunse per primo la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Compagnoni, che abitava a Cervinia, dove faceva l'albergatore, era stato ricoverato tre giorni fa all'ospedale di Aosta per problemi legati all'età.

Originario di Santa Caterina Valfurva, condusse vita militare per 18 anni nel quinto reggimento alpini e, nel 1953, venne convocato da Ardito Desio per far parte della spedizione italiana che nel 1954 avrebbe tentato la salita al K2, raggiunta il 31 luglio, insieme a Lino Lacedelli. In quest'occasione, probabilmente mentre effettuava delle riprese con la cinepresa, riportò il congelamento di alcune dita delle mani, che gli causarono un lungo ricovero al rientro dalla spedizione.

Dopo la scalata del Compagnoni peccò però di riconoscenza con lo scalatore bergamasco Walter Bonatti, che allora era la giovane mascotte della spedizione, perché non sottolineò nel resoconto ufficiale il contributo decisivo dato al successo della spedizione da Bonatti che - con l'hunza Mahdi - portò in condizioni proibitive a Compagnoni e Lacedelli le bombole d'ossigeno con le quali i due raggiunsero la vetta.

Compagnoni disse sempre che la vetta fu raggiunta senza ossigeno, ma era una versione palesemente falsa che solo nel 2004 il Club Alpino italiano ha corretto sostenendo la tesi di Bonatti.

Bonatti, che tempo fa si è riconciliato con il Cai di Bergamo, non si è mai riappacificato con Compagnoni, tanto che ha commentato la notizia della sua morte con un eloquente «non ho una parola da dire».

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