Bergamasca è 2ª in Lombardia
per punti stradali molto pericolosi

Black point: i punti neri della viabilità. I luoghi dove la sede stradale aumenta la percentuale di rischio per motociclisti e automobilisti. Anche la Bergamasca è finita nella mappa interattiva delle strade pericolose realizzata dalla Fondazione Ania per la sicurezza stradale, una onlus nata nel 2004, voluta dalle compagnie di assicurazione per contrastare gli incidenti.

La nostra provincia è stata catalogata tra le più a rischio della Lombardia dopo Milano. I Black point sono 76. Si tratta soprattutto di buche nelle strade, incroci pericolosi e segnaletica poco chiara. La maggior parte dei difetti nelle infrastrutture sono stati segnalati sulle strade urbane (otto quelli evidenziati nel capoluogo). Quasi la metà sui tratti extraurbani.

Un fattore confermato dalla statistica fornita dalla fondazione Ania: a Bergamo e provincia lo scorso anno si sono registrati 3.057 incidenti, di cui 76 mortali, che hanno causato 84 morti e 4.112 feriti. È sulle strade urbane che si è registrato il maggior numero di sinistri, infatti se ne sono contati 2.430 contro i 627 avvenuti sulle strade extraurbane. I morti registrati sui tratti urbani sono stati 42 e i feriti 3.118, mentre sui tratti extraurbani si sono contate 42 persone decedute e 994 ferite. Mentre il Comune di Bergamo ha registrato 1.214 sinistri, di cui 14 mortali, che hanno provocato la morte di 15 persone e il ferimento di altre 1.540.

Alla luce di queste statistiche, Ania ha avviato il progetto Black point che ha l’obiettivo di contribuire a migliorare le infrastrutture stradali. L’iniziativa consente a ogni cittadino di segnalare i punti più pericolosi sulle strade attraverso il sito internet www.smaniadisicurezza.it. Si può telefonare anche al numero verde 800.433466.

La Fondazione Ania fa da tramite tra cittadino e istituzioni sensibilizzando gli enti interessati a realizzare interventi in grado di risolvere le criticità segnalate. Allo stesso tempo, il progetto fa prevenzione: i cittadini possono scaricare gratuitamente un software da installare sul proprio navigatore, che li avvisa dell’approssimarsi di un punto pericoloso.

Se si considera che l’80% degli incidenti in Europa si verifica sul 20% delle strade italiane, ne consegue che la sicurezza stradale dipende non solo dal fattore umano ma anche dalle condizioni delle infrastrutture. Nell’ultimo anno sulle strade urbane si sono verificati 176.897 incidenti che corrispondono al 76,6% degli incidenti totali e hanno causato 238.712 feriti e 2.269 morti.

Da questi dati risulta che in Italia, ogni quattro incidenti con danni alle persone, tre avvengono su strade urbane. È come se ogni dieci anni sparisse metà dei residenti di Bergamo o un’intera città italiana grande come Pordenone, Legnano o Avellino.

«Come Fondazione Ania – dichiara Umberto Guidoni, segretario generale –, attraverso il progetto Black point, abbiamo voluto contribuire a migliorare il livello della rete stradale italiana. Questa iniziativa ci ha consentito di raggiungere due importanti obiettivi: realizzare la prima mappatura dei punti critici delle strade italiane e mostrare un esempio di efficace partenariato tra pubblico e privato».

Nella Bergamasca quest’anno gli incidenti mortali sono diminuiti ed è un buon segnale: nei primi 100 giorni erano 23 le vittime, il minimo storico dal 2000. Ora siamo saliti a 31 – dieci delle quali erano motociclisti, l’ultimo venerdì sera sui colli di Città Alta – ma il trend è in calo. Nel resto d’Italia invece il numero dei mortali resta ancora alto allontanando così il nostro Paese dall’obiettivo europeo 2010 di abbattere gli incidenti del 50%.

«Dobbiamo aver chiaro che, in Italia, la vera emergenza è rappresentata dalle tragiche cifre della mortalità sulle strade – dichiara Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania –. Davanti alla tragedia di questi dati, tutti abbiamo il dovere di batterci, di fare ancora di più per ridurre drasticamente gli incidenti che, dramma nel dramma, coinvolgono così tanti giovani. Oltre agli enormi drammi umani, gli incidenti stradali costano alla collettività 35 miliardi all’anno, il 2,5% del Pil. È un problema che non può più essere tenuto nascosto, deve essere affrontato con determinazione da tutte le forze in campo».

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