Centro Zelinda inaugurato a Trescore
Il vescovo: «Qui Dio e la solidarietà»

Con la benedizione del vescovo di Bergamo Francesco Beschi, a cui ha fatto seguito il taglio del nastro, a opera della figlia Dina in rappresentanza di tutta la famiglia di Zelinda Gualini Ghilardi, sabato 13 giugno è stato ufficialmente presentato alla popolazione il «Centro Zelinda», struttura realizzata a Trescore dalla Comunità Montana di Val Cavallina per l’accoglienza di persone in situazione di svantaggio sociale.

Un complesso di quasi 2.500 metri quadrati, per il quale la Comunità Montana ha investito circa 3 milioni e mezzo di euro, interamente coperti da contributi statali, regionali, provinciali, della Fondazione Cariplo e da fondi propri. Vi trovano spazio il centro diurno disabili-centro socio educativo, il laboratorio della Cooperativa San Cassiano, lo Spazio autismo, il servizio di segretariato sociale con lo sportello stranieri, l’Unità operativa per minori e famiglie, il Centro servizi bottega del volontariato, le Acli di Trescore e Bergamo, il servizio psichiatrico per adolescenti dell’Azienda Bolognini di Seriate, la Rete di famiglie della Val Cavallina, Anmic e Anmil, la Consulta del volontariato e l’associazione Cavellas. L’auspicio è che presto venga qui trasferito anche il Consultorio familiare Asl.

Il vescovo, nel suo accorato intervento, ha posto l’accento sulla fragilità: «Nel momento in cui incontriamo una fragilità visibile - ha detto -, non facciamo altro che riconoscere che la natura umana come tale, e dunque anche la nostra, è intrisa di fragilità, perché nessuno si fa da solo! Accogliamo dunque la presenza dei disabili in questo Centro con riconoscenza e come un dono, perché senza di loro tutti noi saremmo meno ricchi di umanità». 

A proposito della denominazione «Progetto Zelinda: dare casa a un sogno», monsignor Beschi ha rilevato che i sogni non possono star chiusi in una casa, seppur bella e funzionale, ma che per loro natura volano alto. «Qui abita Dio - ha detto -, non semplicemente la solidarietà: perché il sogno di Zelinda continuerà ad alimentare nuovi sogni da trasformare, grazie alle persone che lavoreranno secondo gli ideali da lei tracciati, in sempre nuove realtà a servizio della fragilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA