La lettera: anche la scuola è un superenalotto

Egregio direttore,
guardo e riguardo il mio tagliando, lo rigiro nelle mani sperando che sia quello vincente e che a causa della mia miopia non ho visto bene qualche numero, ma malgrado "gli occhiali da vicino" appartengo alla solita categoria dei delusi, degli "sfortunati". E girandolo e rigirandolo, mi accorgo che è molto simile al mio contratto annuale di precaria della scuola dello scorso anno: anch'esso con i numeri sbagliati . E sbagliati sono i numeri riportati nei contratti degli ultimi 18 anni, da quando cioè ho iniziato a insegnare.

Anch'esso, nel suo piccolo poteva "cambiarmi la vita", se solo avesse riportato la data giusta. Quella data che non mi fa accedere per fato, destino ai "contratti di disponibilità" pensati da ministro Gelmini: 12 punti sicuri con la speranza della fine del mio lunghissimo precariato più vicino, e quasi 600 euro per 2 anni, con una mezza speranza di immissione in ruolo dopo. Invece per me e la mia famiglia tutto questo è un'utopia, come qualunque altra forma di ammortizzatore sociale. Si riferisce allo scorso anno, il mio come quello di molti altri colleghi, che solo quest'anno, per vari motivi non abbiamo avuto un contratto fino al termine delle lezioni.

Nel mio caso specifico, ho rinunciato ad un allattamento di 5 ore settimanali, per circa 300/400 euro settimanali, perchè ero tra le prime in molte scuole e ho preferito le supplenze saltuarie. Ho maturato 186/200 giorni di lezione, praticamente come si dice in gergo "ho lavorato tutto l'anno, maturato l'anno servizio e i 12 punti".

Ho smesso di lavorare il 3 giugno, il 10 finiva la scuola. Per 7 giorni dunque non accederò a questi contratti famigerati: a tutela dei precari storici e di chi "negli ultimi anni" ha lavorato nella scuola. L'ennesimo spot pubblicitario legato al mondo della scuola, l'ennesimo capolavoro di iniquità e per me l'ennesimo "numero sbagliato".

Per prima cosa sarebbe bene fare chiarezza sull'appellativo di "storico" su quale basi è attribuito. E' storico chi è da più tempo in graduatoria, chi ha più punti, o a quanto pare, per ministro e i sindacati che appoggiano l'iniziativa, chi ha avuto la fortuna di lavorare "fino al termine delle lezioni" solo quest' anno? Tra questi "storici" dunque sono inclusi, ad esempio, chi ha lavorato 1 solo anno in una scuola, magari appena laureata, e magari grazie alle messe a disposizioni. O chi anche se appena abilitato, avendo scelto, 2 anni fa le solite regioni graziate dai tagli, o comunque con maggiori possibilità lavorative è riuscito senza difficoltà ad ottenere l'incarico annuale. In alcune regioni data l'alta domanda e la poca offerta di insegnanti, alcuni colleghi, hanno lavorato anche senza essere nemmeno inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento.

O chi anche più in fondo nelle graduatorie ha "beccato" il solito allattamento di 5 ore settimanali, magari rifiutato, da chi con il peso di una famiglia sulle spalle, e tra le prime posizioni nelle scuole e non si poteva permettere di precludersi la possibilità di accedere alle più profique supplenze saltuarie. Persone magari che hanno lavorato fino a 2 giorni della fine delle attività didattiche.

O ancora da chi in fondo alle graduatorie a marzo ha beccato il famigerato allattamento di 5 ore o lo spezzone di 2 ore, e dopo che non ha lavorato tutto l' anno, lavorando "fino al termine delle attività didattiche" sarà tutelato più di me. E di conseguenza ne è escluso chi ad esempio, come nel mio caso, ha lavorato 186/200 a orario pieno 6/6 h di mattina, praticamente ogni giorno, ben oltre le 24 ore settimanali, e che era costretto "per completamento orario" a partecipare a riunioni, interclasse etc, il pomeriggio anche 3/5 giorni in una settimana, relative a classi che aveva conosciuto il giorno stesso. O comunque chi fino allo scorso anno anche da 20 anni ha sempre preso l'incarico tranne quest'anno.

Ora mi chiedo: ma possibile che questo governo e nello specifico, il Ministero della Pubblica istruzione non riesca a pensare niente che non sia legato alla casualità, al fato, alla fortuna? Grazie a questo governo ad esempio, ha diritto alla stabilizzazione oggi, non chi ha più punti e quindi maggiore merito. Entra di ruolo chi ha avuto la fortuna di essere disponibile a trasferirsi 2 anni fa e non quest'anno. Entra di ruolo chi ha "beccato" il giusto numero di siss. Entra di ruolo chi viene a insegnare in Italia dall'estero, al quale non è richiesto nessun dialetto (è già tanto se conoscono la lingua) e nessun "attaccamento alla cultura del luogo".

Resta fuori chi è costretto a stare in coda anche se da Palermo vuole insegnare ad Agrigento. Entra di ruolo chi ha la fortuna di trovare l'usp che ha interpretato la fumosa nota del ministero, in un modo rispetto un altro. E ciò che è più grave, gli stessi criteri "fortunosi" li applicano per i ragazzi. Non è a rischio l'alunno che ha scelto la scuola "giusta", o meno pericolante, non deve viaggare chi nasce in città rispetto a chi nasce in montagna o nelle isole. E' seguito il disabile, con maggiore possibilità d'integrazione, che abita nelle regioni giuste (697 cattedre in meno su sostego in Sicilia, 1000 cattedre in più in Lombardia). Beneficiano del tempo pieno il genitore e l'alunno che hanno la residenza "giusta" (ma qui poco c'entra la fortuna).

Insomma, la scuola e il destino dell'Italia intera stà diventando in balia della dea bendata, in assoluta assenza di criteri oggettivi, di progettualità, di garanzie eque, di uguali opportunità. Un eterna ricerca al Jackpot: sia esso un super montepremi, una stabilizzazione lavorativa, o il diritto ad avere uguali opportunità d'apprendimento da parte di un alunno. Basti considerare che anche sindaci e giunte comunali giocano all'enalotto nella speranza di sanare i bilanci!

E ogni giorno guardando certi "politici" ci chiediamo: ma davvero non c'era nessuno di più "meritevole"? Ma che cu... ad essere lì, dato che di meriti ne hanno dimostrati ben pochi! E ciò che fa più rabbia è che questi stessi si fanno promotori di un "ritorno alla meritocrazia", malgrado è solo grazie al fatto che viviamo nell'Italia del superenalotto che stanno lì.
Rosalinda Gianguzzi

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