Voucher in crescita, la Cgil:
non diventi lavoro «grigio»

Dopo un anno di lavoro nero ogni fine settimana in un bar della provincia, una ragazza è stata «promossa» dal suo titolare ed è passata dal «nero pesto» al «grigio scuro» dei voucher lavoro. In un altro caso un giovane studente si è sentito proporre da una piccola officina meccanica della Bergamasca di lavorare i tre mesi estivi dietro pagamento di voucher.

Sono due dei casi di uso improprio dei voucher lavoro segnalati dalla   Nidil, l'ufficio della Cgil che si occupa dei lavoratori atipici. I voucher, si ricorderà, sono i buoni previsti dalla Legge 30 e utilizzabili per pagare lavoretti saltuari come l’insegnamento privato supplementare (le classiche lezioni private), piccoli lavori di giardinaggio, la pulizia e la manutenzione, piccoli lavori domestici, realizzazione di manifestazioni sociali, sportive e culturali, lavori agricoli stagionali.

In tutt’ Italia, oltre un milione e 155 mila sono stati i voucher utilizzati da agosto 2008 a luglio 2009 come strumento di pagamento di oltre 31mila e 600 lavoratori. Da forma di regolarizzazione di lavoretti saltuari, tuttavia, questo strumento rischia di trasformarsi, in alcuni casi, «nell'ennesima forma di lavoro grigio», denuncia Mauro Rossi, segretario generale della Nidil-Cgil di Bergamo. «Se in linea di principio i voucher potrebbero essere anche uno strumento utile in pochi casi ben specifici (ad esempio le lezioni private degli studenti universitari) il pericolo viene dalla vaghezza della normativa (ad esempio: qual è il limite dei piccoli lavori di pulizia e manutenzione?) oltre che dal loro utilizzo senza scrupoli da parte di molte aziende», spiega Rossi.

«Oltre ai voucher - segnala ancora Rossi - la crisi economica sta facendo aumentare il ricorso ad altre forme di lavoro grigio più classiche quali contratti a progetto fittizi e perenni collaborazioni occasionali con ritenuta d’acconto. Non a caso i contratti a progetto sono l’unica forma contrattuale in cui le assunzioni sono in controtendenza. Il rischio è che con la ripresa, lenta o rapida che sia, non riprenderanno, come dovrebbe essere, le forme di lavoro standard o le forme di lavoro atipico tutelate (come la somministrazione di lavoro) bensì le forme di lavoro atipico para-autonome, spesso irregolari e non tutelate come le finte collaborazioni. Solo un intervento legislativo che riformi il mercato del lavoro può frenare questo rischio».

Chi può essere pagato con i voucher e fino a che cifra? I lavori ricompensabili coi voucher possono essere svolti da pensionati, studenti, casalinghe, disoccupati e cassaintegrati. Il limite massimo è di 5.000 euro annui per ogni committente (3.000 euro annui indipendentemente dal numero di committenti se percettori di indennità di sostegno al reddito). Ogni singolo voucher vale 10 euro, di cui 7,5 euro vanno al lavoratore ed il resto come contributi Inps (1,3 euro), contributi Inail (0,7 euro), Poste per la gestione del servizio (0,5 euro).

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