Indagine sulla scuola della Cgil Bergamo
«Grandi difficoltà con i tagli del Governo»

In occasione dell'inizio della scuola la Cgil di Bergamo ha reso nota un'indagine sulle difficoltà delle scuole bergamasche, puntando l'attenzione sui «tagli decisi dal Governo, con una riduzione della didattica attiva e di laboratorio e un ritorno al vecchio insegnamento frontale». La Cgil evidenzia così la «diminuzione delle attività opzionali e la libertà di scelta delle famiglie e la riduzione del personale ausiliario. Il Ministro Gelmini parla di una virtuosa razionalizzazione degli organici che ha prodotto nella scuola italiana l’estensione del tempo pieno - spiega la Cgil Bergamo -. Cioè dipinge i tagli apportati alla scuola pubblica come una cura capace di produrre risultati benefici ed il Provveditore Roffia dice che la scuola bergamasca inizia l’anno scolastico “con il piede giusto”. A parte il fatto che le promesse fatte dal Ministro parlavano di un incremento del 50% del tempo Pieno e la realtà ci restituisce un aumento di tali scuole del solo 8%, le cose non stanno così. Un’indagine svolta dallo Sportello Genitori Cgil interpellando docenti e dirigenti di numerose scuole elementari e medie della bergamasca, documenta, invece, una situazione di sofferenza e di emergenza che delinea una tendenza preoccupante di riduzione della qualità dell’offerta educativa che diventerà insostenibile se il piano triennale di tagli deciso dal Governo sarà confermato».

«Siamo infatti al primo anno dei tagli contenuti nel Piano programmatico che prevede, a livello nazionale, la riduzione di 42.100 fra docenti ed Ata in questo anno scolastico, 25.600 nell’anno scolastico 2010-11 e 19.700 nell’aanno scolastico 2011-12 per un totale di 87.400 unità di personale in meno - continua la Cgil -. Occorre poi tener conto che dall’inizio del 2009 (e fino al 31 agosto) lo Stato non ha erogato neanche un euro per il funzionamento quotidiano delle scuole».

Lo sportello Cgil ha interpellato le scuole bergamasche: «Coi tagli d’organico dovuti al maestro unico salterebbero i tanti progetti che avevamo in cantiere - ha dichiarato l'I.C. di Azzano -. Nel nostro caso interviene il Comune coi finanziamenti del diritto allo studio, ma ai genitori abbiamo introdotto una tassa volontaria di € 10 per la prima volta».

Le più penalizzate sembrano essere le scuole medie: «Abbiamo dovuto ridurre tutte le Educazioni da 18 a 14 ore - interviene l'I.C. di Gazzaniga -. I docenti sono stati nominati solo per le ore effettive di cattedra e non possiamo più garantire le precedenti ore opzionali e la rotazione dei laboratori per gli studenti. Per ora hanno ridotto di 1 sola unità i bidelli, ma quando la riduzione degli ausiliari passerà a 6 unità, chi terrà aperta la scuola che non è più la scuola di una volta col solo orario del mattino, ma prevede la mensa e i tanti rientri?».

Poi c'è il problema dell'insegnamento di sostegno per i portatori di handicap: «Una media di 7 ore per ogni ragazzo diversamente abile a fronte delle 9 dello scorso anno - sottolinea l'I. C. di Cologno al Serio - oltre alla difficoltà a reperire risorse per alunni con disagio per realizzare progetti in compresenza».

Comune a tutti gli intervistati è poi la grande preoccupazione per le supplenze: molti hanno paventato il rischio di restare senza supplente per un gran numero di ore e quindi di dover smistare nelle altre classi gli alunni. L’aumento dei numero di allievi per classe (che produrrebbe la riduzione della sicurezza nelle aule) per ora non si è invece verificato se non sporadicamente anche se vi sono classi numerose per effetto delle scelte delle famiglie laddove una proposta oraria è presente in un solo plesso ed è più richiesta. «Alle medie vi sono però casi di classi con 27-28 alunni - segnala ancora la Cgil -, pur in presenza di ragazzi con handicap».

Dall’inchiesta emerge quindi che le «scuole sono impegnate a vincere una difficile scommessa: garantire la qualità e l’offerta formativa che le caratterizzava, ma con meno risorse, molta più fatica, rinunciando a molti momenti di flessibilità e sentendosi “al limite” delle possibilità di rispondere ai bisogni complessi delle famiglie - conclude allora la Cgil -. Nelle Indicazioni nazionali si parla tanto di personalizzazione del progetto educativo: proprio questa personalizzazione è messa in discussione dal diminuire di didattiche laboratoriali e per piccoli gruppi. Più che di razionalizzazione ci sembra però di assistere ad una lenta e strisciante erosione degli elementi di base di un’istruzione di qualità».

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