Grande festa a Foresto Sparso
per l'adunata degli alpini orobici

Grande festa a Foresto Sparso per la 27ª adunata sezionale degli Alpini bergamaschi e il 60° anniversario della scomparsa di Gennaro Sora. Le 2500 penne nere, accolte dalla gente con affetto, hanno sfilato per le strade del paese raggiungendo piazza Roma dove sorge il monumento del capitano Sora.

Dietro allo striscione «Berghem de sass» (motto simbolo delle penne nere orobiche) hanno sfilato i gonfaloni dei paesi di Castelli Calepio, Foresto Sparso, Gandino, Predore, Villongo, Zandobbio e numerosi sindaci. Oltre ai 200 gagliardetti dei gruppi, erano presenti la Protezione Civile, le unità cinofile, le squadre antincendio, il gruppo rocciatori, le fanfare di Rogno, Scanzorosciate, Trescore, Ramera, la fanfara alpina Sorisole, il corpo musicale Don Luca Patelli di Foresto Sparso. Molti i gruppi che hanno aderito: Brescia, Como, Parma, Pavia, Piacenza, Reggio Emilia, Salò, Bologna-Romagna e la sezione estera del Sudafrica. Presenti anche le delegazioni estere dell’Ifms (International Federation of Mountain Soldiers).

Apprezzata la partecipazione all’adunata di cinque alpini in armi del battaglione Morbegno, accompagnati dal sergente Alessio Melis, in questi giorni a Bergamo per l’operazione «Strade sicure». Molte le autorità sul palco. «Non avevo dubbio che la festa sarebbe ben riuscita: la sezione di Bergamo è pronta sempre a rispondere. Ringrazio anche i miei alpini» ha detto Diego Busatta, capogruppo delle penne nere di Foresto Sparso.

La manifestazione si è conclusa con la Santa Messa celebrata da monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, che ha ricordato l’impegno degli alpini a favore di chi è in difficoltà: «Una delle letture di oggi spiega che non può esserci fede senza opere. Gli alpini del passato erano profondamente cristiani. Gli alpini di oggi raccolgono il patrimonio della fede dei padri e la rendono viva attraverso le opere del presente».

Il vescovo ha ricordato una sua esperienza personale: «Nel terremoto che colpì la zona di Salò molti furono i danni a case e chiese, pur con la grazia di nessuna vittima. Allora i dispositivi di soccorso vennero attivati dagli alpini con efficienza straordinaria». Infine è stato ricordata la figura di don Gnocchi, cappellano degli alpini, che verrà beatificato ad ottobre: «Per lui si può parlare di santità alpina» ha affermato il vescovo Beschi.

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