Il magistrato Tino Palestra:
quei cartelli, un terno al lotto

Suscita interesse il dibattito sollevato da Alberto Brasioli sui limiti di velocità. Tino Palestra, per anni giudice istruttore a Bergamo e presidente del Tribunale di Trento, ci scrive denunciando quello che definisce un «terno al lotto» di cartelli «spesso posti a casaccio, fuori di qualunque ragionevolezza». Ecco il suo intervento:

«Caro direttore, devo dirle che l'articolo di Alberto Brasioli, pubblicato nei giorni scorsi e relativo ai limiti di velocità, mi ha finalmente aperto il cuore per la capacità di andare al nocciolo del problema; e mi spiace che non sia stato ripreso da nessuno, e meno ancora dai diretti interessati.

Ogni tanto i giornali, «L'Eco» compreso, raccontano episodi di malcapitati (automobilisti, ma anche ciclisti e pedoni) pesantemente sanzionati per episodi ed in contesti che appaiono a dir poco grotteschi; ma se appena il tono dell'articolo sembra di «comprensione» se non di giustificazione per lo «sfortunato», ecco che subito una schiera di lettori, ben pensanti e virtuosi, interviene con il ditino alzato, ricordando che la legge va osservata, sempre e comunque, e da tutti, etc. etc.

A proposito in particolare dei limiti di velocità, Lei ricorderà che fino a 20-30 anni fa non esisteva la possibilità dell'accertamento «scientifico» dell'infrazione: il segnale aveva quindi un contenuto «tendenziale» (30 all'ora: obbligo di andare molto piano; 50-60 all'ora: obbligo di andare piano; 70-80 all'ora: divieto di andare forte) ed ugualmente «interpretativa» era l'applicazione da parte dei tutori dell'ordine, normalmente incentrata sulla «pericolosità» (verificata in concreto, e di persona) del comportamento dell'automobilista.

La cosa è cambiata da quando esistono i congegni elettronici per l'accertamento, che comportano - anche con l'applicazione della tolleranza del 10% - che in presenza di un limite di 30 all'ora i 34 sono già un comportamento sanzionabile, e non stiamo a vedere che cosa succede se si raggiungono addirittura i 44 chilometri orari! È chiaro che si potrebbero fare delle osservazioni su dove, come, quando, a che ora, in quali condizioni meteorologiche e di traffico, ci si apposta a caccia dei contravventori; ma il problema principale non deve essere questo, bensì quello della intollerabilità - a questo punto - di segnalazioni (30, 50, 70 etc) spesso poste del tutto a casaccio, fuori di qualunque ragionevolezza (ovvero con il solo scopo, come osserva Brasioli, di avere occasioni di far cassa, o di tutelarsi «a prescindere»): non c'è bisogno di esempi, qualunque automobilista - anche ragionevole e prudente - li conosce e moderatamente li disapplica, salvo, ogni tanto, cascarci: un controllo segreto degli svincoli autostradali - penso all'uscita per Bergamo provenendo da Brescia - porterebbe ad accertare che, almeno nel tratto iniziale, il limite di 30 (trenta!) chilometri orari viene superato dal 100% delle auto, che lo affrontano come minimo ad una velocità doppia: tutti incoscienti e sconsiderati?

La tolleranza zero è un valore positivo, perché realizza - in qualche modo - la uguaglianza di tutti di fronte alla legge; ma occorre una severa responsabilità del «legislatore» circa la correttezza, la ragionevolezza e la «necessità sociale» della legge; se no, diventa per tutti un terno al lotto (a chi la tocca, la tocca: e sperando che tocchi sempre agli altri, che anzi saranno poi additati come cittadini non esempleri!), e si ripiomba dalla «cittadinanza» alla «sudditanza».

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