Sabato animalisti
contro Max Mara

«Attacca l'Industria della Pelliccia» ha lanciato lo scorso novembre una campagna specifica contro il Max Mara Fashion Group (che racchiude anche i marchi Max&Co, Marella, Marina Rinaldi e Pennyblack). L’obiettivo è quello di riuscire a ottenere una dichiarazione di impegno fur-free, affinché tutti i marchi del Max Mara Fashion Group cessino la realizzazione e la vendita di indumenti che contengono vero pelo animale.

Max Mara è obiettivo del movimento animalista internazionale perché rappresenta una buona fetta della moda italiana e uno stile noto in tutto il mondo. Uno stile che però nasconde le atroci sofferenze inflitte a 50 milioni di animali ogni anno, uccisi e scuoiati per diventare colletti, sciarpe, polsini, borsette.

In questa settimana di mobilitazione internazionale gli attivisti di 24 Paesi nel mondo saranno davanti alle vetrine di Max Mara da New York a Londra, da Amsterdam a Mosca, da Helsinki a Buenos Aires e Madrid... E anche a Bergamo: sabato 19 settembre, alle ore 14.30, è previsto un presidio davanti al punto vendita Max Mara di via XX Settembre a Bergamo.

Campagna Aip nei suoi quattro anni di attività su tutto il territorio nazionale è riuscita a strappare un impegno e dichiarazioni fur-free dai grandi magazzini La Rinascente, Upim, Coin e Oviesse, passando in seguito a marchi rinomati come Stefanel, Miss Sixty, Diesel, Belstaff.

Tutte queste aziende di fronte alle proteste, portate avanti con costanza e fantasia in molte città, hanno scelto di dire basta alla moda sanguinaria della pelliccia, ognuna con tempi diversi per motivi di rimanenze da smaltire o collezioni già in fabbrica. Dietro ai capi interi o agli inserti confezionati con pelliccia vi è una realtà agghiacciante che qualunque individuo sensibile non approverebbe.

Gli allevamenti sono veri e propri campi di concentramento: animali ammassati in piccole gabbie di rete metallica che gli lacerano le zampe e causano deformazioni. Lo stress e la sofferenza dovuti alla prigionia e all’impossibilità di toccare il terreno, di correre e di vivere una vita consona alle proprie esigenze li porta a compiere gesti estremi come il cannibalismo e l’autolesionismo.

Anche i metodi di uccisione sono brutali, con l’allestimento di vere e proprie camere a gas oppure la rottura delle ossa cervicali, le bastonate o la scossa elettrica. «Queste strutture, una ventina nel nostro Paese, sono parte di un’industria che persegue unicamente il profitto e che condanna decine di milioni di animali ogni anno nel mondo», dicono gli attivisti di Campagna Aip. Per informazioni: www.maxmaracampaign.net, www.campagnaaip.net, telefono 340.6368139.

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