Bergamo: il 75 % dei Comuni
è a rischio idrogeologico

Bergamo, con il 75% per cento dei suoi Comuni, è la seconda provincia della Lombardia per rischio idrogeologico. La terra orobica è seconda solo alla provincia di Sondrio, dove il 99% dei Comuni sono classificati a rischio. È quanto emerge dalla relazione sull'Operazione fiumi di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile che hanno presentato i risultati inediti di «Ecosistema Rischio 2009»

La media lombarda dei comuni a rischio è del 59%: ovviamente primi in classifica sono i territori montani, ma Bergamo purtroppo batte le province di Brescia (67%), Lecco (61%) e Como (47%) che pure hanno vasti comprensori montani.

Il 78% dei Paesi che hanno risposto alle interviste - si legge nel rapporto - hanno abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana. Il 22% delle amministrazioni monitorate presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 54% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con grave rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni.

Nel 15% dei casi presi in esame sono presenti in zone esposte a pericolo strutture sensibili, come scuole e ospedali e strutture ricettive turistiche, a esempio alberghi o campeggi.

Ecosistema Rischio 2009 è la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico: è stata presentata questa mattina a Milano da Paola Tartabini, portavoce dell'Operazione Fiumi, da Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia, e da Stefano Maullu, assessore alla Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale della Regione Lombardia.

I numeri delineano il quadro di un territorio fragile, dove sono oltre 900 i comuni a rischio frane o alluvioni, e che puntano il dito contro uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio poco rispettosi delle limitazioni imposte dal quadro dei rischi connessi all'assetto idrogeologico.

Così, nonostante l’88% delle amministrazioni monitorate preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, un abbondante 78% dei comuni presenta abitazioni nelle aree a rischio. E le delocalizzazione procedono a rilento: solo nel 5% dei casi, infatti, sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nel 4% dei comuni si è provveduto a delocalizzare strutture industriali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA