Viaggio in discoteca: «Dieci euro
per una pasticca, l'ho trovata così»

Un viaggio tra il popolo della notte, per verificare se sia più o meno difficile procurarsi della droga. Il risultato è che, tra i giovani in discoteca, è ancora troppo facile entrare nel «giro». Il nostro cronista, dopo pochi tentativi, ha assistito a come un giovane si procura una pasticca, che sottoposta poi ad analisi risulterà composta per il 90% di componenti chimiche dell'ecstasy, dagli effetti gravissimi. Il tutto a conferma dei dati del Sert (pubblicati domenica da «L'Eco»), secondo cui, in Bergamasca, oltre il 5% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha provato l'ecstasy o le anfetamine almeno una volta, una media superiore a quella nazionale.

Il racconto
Ai bordi della pista traboccante di giovani scatenati al ritmo assordante, il ragazzo si fa sempre più vicino: «Keta?», domanda deciso. «Qui dentro non si fa più niente da un po' – replica subito l'interpellato –, troppi controlli». Alberto (il nome è di fantasia), 22enne residente in città, è alla ricerca di qualche sostanza per la prima volta. Farsi capire, in fondo, è questione di un attimo, bastano poche semplici parole.

I tentativi
Così, la ricerca della droga del momento (la Ketamina, un anestetico utilizzato in veterinaria che provoca allucinazioni e dissociazioni psichiche) continua e diventa sempre più insistente. Oltre a raccogliere qualche secco «No», un giovane che non avrà più di 18 anni aggiunge guardando l'orologio: «Dopo l'una te la puoi sognare, è già troppo tardi». Una ragazza, avvicinata con un drink si mette addirittura a ridere: «Ti sembro una che prende le cale?». Così, verso le 2, il locale si svuota notevolmente e dare la caccia alle sostanze diventa quasi un'impresa. Meglio tornare a casa a mani vuote.

L'aggancio
Passano sette giorni e Alberto torna in pista; ma questa volta con un look più ricercato: jeans leggermente stracciato a vita bassa, maglietta alla moda che riprende il logo di un noto deejay che suona musica house techno, e cappellino. Verso mezzanotte e mezza la sala è gremita e la ricerca può ripartire approfittando della baraonda: si comincia dal bagno (da sempre zona prediletta per lo spaccio) dove però due buttafuori guardano attentamente tutto ciò che avviene. Uscito dalla toilette, Alberto intercetta un ragazzo appoggiato al lavandino che continua a guardarsi intorno. Alla richiesta scuote immediatamente la testa. Senza aprir bocca, mentre l'addetto della security non smette di girare per il bagno, guardando ogni minimo movimento e spingendo fuori chi s'intrattiene a parlare, cerca di farsi capire. «Niente da fare – dice all'improvviso a bassa voce prima di svignarsela – mi dispiace». Gli altri tentativi vanno a vuoto anche fra la pista da ballo e i tavoli. Ma proprio quando tutto sembra portare alla stessa conclusione della prima serata ecco il colpo di scena: appoggiato al muro di una parte più isolata del locale un ragazzo taciturno e solitario ha un'espressione piuttosto cupa. Potrebbe essere quello giusto: «Ce l'hai?», chiede ad alta voce Alberto per farsi sentire. «Seguimi – impone – fuori c'è tutto in macchina». «Aspettami qui un minuto – ribatte subito Alberto pieno di paura – saluto un'amica con cui sono venuto qui e arrivo. Così abbiamo tutto il tempo». Scatta la fuga verso l'uscita per tornare a casa. Per un'avventore di droga finto, per giunta alle prime armi, impostare una trattativa fuori dalla discoteca con persone sconosciute sarebbe stato troppo. Meglio ritornare a casa ancora a mani vuote ma consapevoli che la droga c'è. Si può trovare, a colpo sicuro, appena fuori dalla discoteca.

Il pusher
Passano due settimane. Appena entrato in disco ecco l'imprevisto. Vicino alla zona cubo il ragazzo nota una compagnia di amici che abita proprio nel suo stesso quartiere. A cinque minuti dall'ingresso, per non correre rischi, si rimanda tutto alla settimana successiva. Nella speranza di trovare qualcosa che sballa, questa volta Alberto decide di cambiare espediente. Fin da subito resta quasi per tutto il tempo nel punto più caldo della pista. La disinvoltura unita ai balli spigliati paga subito; permettono di entrare in relazione con gli altri in modo più efficace. Dopo aver lanciato qualche sguardo ecco l'aggancio giusto: Alberto balla con una ragazza di 21 anni che sembra aver bevuto un pochino. Capelli biondi, occhi a palla, maglietta con evidente scollatura, e scarpe con tacco molto alto. Nelle danze è scatenata: «Sono in mega-para (nello slang giovanile significa paranoia ndr) – la chiama in disparte Alberto – non sai se qualcuno». «Vai dall'altra parte – spiega un po' confusa – vedi dove rientra il muro c'è uno che fa dentro e fuori. Io non ti ho detto nulla». In pochi minuti Alberto trova il coraggio per il passo decisivo. I bicchieri di amaro sorseggiati al bar prima di entrare in disco lo rendono credibile, insospettabile. È tutto più facile di quanto si possa pensare: «La sto cercando», ingrana Alberto. «Cosa?», è la pronta risposta. «Qualcosa – puntualizza Alberto - che mi manda un po' fuori bene. Dai!». «Prepara nella tasca destra 10 euro e aspettami qui». Dopo una decina di minuti, con un cenno, il pusher (non più di 20 anni, modi gentili, vestito con una camicia sbottonata) fa spostare Alberto dove c'è più ressa nella fila davanti al bancone del bar. Alle sue spalle con una mano dalla tasca destra dei jeans agguanta i dieci euro. Dopo qualche secondo lascia una piccola bustina trasparente nella tasca anteriore sinistra. Così, dopo una pacca sulle spalle, il pusher scompare nella folla.

L'acquisto
Alberto, senza guardare nelle tasche o fare movimenti sospetti, cerca di anticipare i tempi. Abbandona la discoteca e raggiunge subito l'auto per evitare i classici controlli del sabato sera. Superato un posto di blocco senza essere fermato riesce a portare al sicuro la droga recuperata nel locale (una piccola pastiglia) per farla analizzare da uno studio specializzato. Si trattava di roba «buonissima» come si dice in gergo. Contiene infatti il 90% di componenti chimiche dell'ecstasy che se assunte avrebbero causato forti allucinazioni, insonnia, psicosi e tachicardia. Uno sballo di qualche ora che tanti, troppi, ragazzi hanno già pagato con la loro vita.

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