Università, via libera alla riforma:
manager, ricercatori e premi

Autonomia delle università coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica, didattica; atenei autonomi ma che risponderanno delle loro azioni: se saranno gestiti male riceveranno meno finanziamenti; basta finanziamenti a pioggia: soldi dallo Stato solo in base alla qualità; docenti valutati dagli studenti; massimo 12 facoltà per ateneo; riforma del reclutamento dei giovani ricercatori e riforma della governance delle università secondo criteri meritocratici e di trasparenza. Sono le linee guida cui si ispira il disegno di legge che riforma il sistema universitario, approvato dal Consiglio dei ministri e presentato dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Si tratta di un provvedimento, si afferma nella nota di palazzo Chigi, che «interviene sui nodi cruciali del sistema: l'accentuazione dell'autonomia responsabile degli Atenei; strutture di governo e di organizzazione più snelle ed incisive; meccanismi di finanziamento basati sul merito e sulle valutazioni; nuove norme sul reclutamento dei docenti e relativi diritti e doveri.

PREMI E FONDI
Il disegno di legge prevede una delega al Governo per l’introduzione di meccanismi premiali, per la razionalizzazione della normativa contabile, per la valorizzazione e qualificazione delle attività didattiche e della ricerca del personale. Sarà richiesta una valutazione a posteriori delle politiche di reclutamento e verrà rivista la normativa in materia di diritto allo studio. Viene prevista, tra l’altro, l`istituzione di un Fondo speciale per il merito, finalizzato ad incoraggiare eccellenza e merito dei migliori studenti tramite l’erogazione di borse di studio e la garanzia su prestiti d’onore.

ORGANIZZAZIONE SISTEMA UNIVERSITARIO

In particolare la riforma varata dal governo interviene sull'organizzazione del sistema universitario: arriva un codice etico nelle assunzioni a livelli gestionale e di amministrazione; limite massimo complessivo di 8 anni al mandato dei rettori; distinzione netta di funzioni tra senato accademico e CdA; CdA non elettivo, ma con il 40% di membri esterni e possibilità di presidente esterno; presenza qualificata degli studenti negli organi di governo; introduzione di un direttore generale al posto del direttore amministrativo; nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna; studenti che valuteranno i professori (determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero); possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili; riduzione dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore); riorganizzazione interna degli atenei (massimo 12 facoltà).

ABILITAZIONE NAZIONALE

Sul reclutamento di giovani studiosi il ddl introduce l’abilitazione nazionale come condizione per l`accesso all`associazione e all`ordinariato: l’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale (con membri anche esterni) sulla base di specifici parametri di qualità e i posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati. L'abilitazione, a numero aperto, avrà una cadenza annuale regolare e l'attribuzione si svolgerà sulla base di rigorosi criteri di qualità stabiliti con decreto ministeriale sulla base di pareri dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur) e del CUN. Viene introdotta una distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: fino a 1/3 dei posti disponibili i migliori docenti interni all’ateneo che conseguono la necessaria abilitazione nazionale al ruolo superiore potranno essere promossi con meccanismi chiari e meritocratici; messa a bando pubblico per la selezione esterna di una quota di 2/3 delle posizioni di ordinario e associato per ricreare una mobilità tra sedi.

RICERCATORI

Quanto all'accesso dei ricercatori all'attività accademica la riforma prevede una semplificazione della struttura stipendiale del personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei docenti più giovani; revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele con aumento degli importi; abolizione delle borse post-dottorali; nuova normativa sulla docenza a contratto, con abolizione della possibilità di docenza gratuita se non per figure professionali di alto livello; riforma del reclutamento con l`introduzione di un sistema di tenure-track (contratti a tempo determinato di 6 anni, 3+3, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato; in caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando però dei titoli utili per i concorsi pubblici); abbassamento dell’età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni e stipendi che passano da 1.300 euro a 2.100; chiarificazione delle norme sul collocamento a riposo dei docenti; valutazione complessiva delle politiche di reclutamento degli atenei per la distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario.

GESTIONE FINANZIARIA

Altro capitolo la gestione finanziaria degli atenei: secondo il ddl i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza (debiti e crediti più chiari nel bilancio) e la contabilità economico-patrimoniale sarà uniforme secondo criteri nazionali concordati tra Miur e Tesoro; commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario. Sulla valutazione delle università le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica: fine della distribuzione dei fondi a pioggia; ci sarà un obbligo di accreditamento, quindi di verifica da parte del ministero, di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate per evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie; l'Anvur valuterà l’efficienza dei risultati conseguiti; obbligo dei docenti di certificare la loro presenza a lezione per evitare il problema delle assenze dei professori negli atenei; stabilito un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti; scatti stipendiali solo ai professori migliori; mobilità all`interno degli atenei favorita e possibilità per chi lavora in università di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.

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