Si è spento Angelo Gamba
Figura storica del Cai bergamasco

«È stato una grande figura di riferimento per il Cai bergamasco e per la conoscenza delle Orobie. Un esempio anche per quanto riguarda la comunicazione di questo nostro patrimonio. Una perdita che addolora tutti noi». Così il presidente del Cai di Bergamo Paolo Valoti ricorda Angelo Gamba, personaggio storico dell’alpinismo bergamasco, morto all’età di 84 anni.

Dopo un grave malore che lo aveva colpito circa un mese fa, Angelo Gamba aveva fatto registrare un graduale miglioramento che faceva sperare in una ripresa. Purtroppo non è stato così: si è spento serenamente nelle prime ore di mercoledì mattina all’Ospedale Maggiore.

Non appena diffusasi la notizia, alla camera mortuaria è iniziato l’afflusso di amici e conoscenti, moltissimi dei quali legati allo scomparso per i riferimenti al Cai e alla montagna bergamasca. Di Angelo Gamba si può sicuramente dire che sia stato una figura storica del Cai, provinciale e nazionale. Iscritto nel 1941, la sua presenza è quella del socio appassionato, che segue passo passo le vicende del sodalizio, generoso nell’offrire il proprio contributo nei campi che più gli erano congeniali, per formazione e attitudini: la storia, la cultura, la comunicazione.

Oggi lo ricordiamo per l’importante ruolo avuto nell’organizzazione e nella crescita della biblioteca sezionale (che se ha raggiunto gli attuali livelli di eccellenza per buona parte lo si deve sicuramente lui), nella redazione dell’Annuario, di cui incominciò ad occuparsi a partire dal 1950, nei molteplici contributi alla commissione culturale, oltre che come scrittore di montagna.

Ma di Angelo Gamba merita di essere menzionata anche l’attività alpinistica. Già nel 1947 è citata la sua presenza nella cordata che, assieme a Ghelli, Gandolfi e Ada Miori, ripete la via Cesareni sulla Presolana orientale, mentre l’anno dopo, assieme ad Antonio Longoni, apre una nuova via sul versante est dei Denti della Vecchia, nel gruppo del pizzo Tre Signori. Negli anni successivi compare tra gli alpinisti più assidui su tutto l’arco delle Orobie. E sono anni in cui pure si distingue per l’attività scialpinistica. Compare pure tra i più attivi istruttori della Scuola di alpinismo «Leone Pelliccioli», fondata nel 1957 e dedicata al grande scalatore dopo la sua tragica scomparsa nel 1958. Sono gli anni in cui Angelo Gamba lavora assiduamente alla redazione dell’Annuario, che da lui prende una impronta caratteristica: pur nell’equilibrio tra le varie attività sezionali e dei soci, la componente culturale e informativa sulla montagna bergamasca ha un ruolo importante.

Sono anche gli anni in cui incomincia a sviluppare un’intensa attività di scrittore. Nel 1963 esce una monografia storico-alpinista sulla Presolana, giustamente considerata «un’opera fondamentale nel campo della letteratura riguardante l’alpinismo bergamasco». Fondamentali sono pure le sue ricerche sul pionierismo alpinistico nelle Orobie. In un pur succinto riferimento alle sue pubblicazioni sono da ricordare le guide (, tra cui «Itinerari escursionistici nelle Orobie» e la «Guida al Sentiero delle Orobie»), e opere più ampiamente divulgative, anche se stese con la scrupolosa esattezza di sempre; tra queste i volumi, in collaborazione con il figlio Claudio, sul Sentiero delle Orobie e sulle Orobie viste dai due versanti, bergamasco e valtellinese.

Fu anche un attivo collaboratore de L’Eco di Bergamo. Per decenni la sua firma compare in articoli che hanno come argomento la montagna. Se c’era da dare una notizia, informare su un evento, scrivere un commento su episodi e imprese alpinistiche, era a lui che la redazione si rivolgeva. L’archivio elettronico del giornale ci ha fornito il primo suo articolo: risale addirittura al 1952 ed è una cronaca del Trofeo Parravicini. In tempi più recenti si dedicò alla illustrazione di itinerari sulle nostre montagne, tutti scrupolosamente «testati» prima di consegnarli per la pubblicazione. Prendeva parte assiduamente all’attività della sezione, di cui fu vice presidente nel 1972. Ed era pronto a dare una mano nella realizzazione di eventi significativi nella vita del sodalizio. Era sua consuetudine, finita la giornata di lavoro come impiegato alla Fervet di Seriate, riservare larga parte del suo tempo libero alla sede di via Ghislanzoni dove si dedicava, in particolare, alla biblioteca. E anche dopo aver lasciato i vari incarichi per dare spazio alle nuove leve, lo si incontrava, fin tanto che gli è stato possibile, alle assemblee sezionali. «Era un punto riferimento per la nostra storia, di cui sentiremo molto la mancanza», conclude Paolo Valoti. E c’è un forte rammarico nelle sue parole.
Pino Capellini

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