Ai restauri il monumento alla Resistenza dello scultore Giacomo Manzù

Sono in corso i lavori di restauro del monumento «Alla Resistenza» di Giacomo Manzù in piazza Vittorio Veneto; l’intervento rientra nel progetto «Rivalutare Bergamo» promosso dall’Amministrazione comunale e dalla MarK Com e sarà finanziato da Bonaldi Motori di Bergamo. Nel 1993 era già stato eseguito il primo restauro del monumento perché il bronzo risultava scurito da depositi di particellato che avevano provocato un marcato viraggio del colore superficiale verso tonalità nerastre. A distanza di 13 anni da quel restauro, si imponeva un intervento di conservazione, iniziato nei giorni scorsi, che consisterà nella pulitura delle superfici bronzee con acqua distillata e con la rimozione a bisturi dei depositi insolubili. Le superfici saranno accuratamente sciacquate con acqua deionizzata, con l’aggiunta di un tensioattivo, e protette con una soluzione al 5% di benzotriazolo in alcool; sarà poi applicata una resina acrilica additivata di BTA e, dopo la polimerizzazione di questa stesura, una miscela di cere microcristalline per migliorare l’idrorepellenza superficiale. Sarà così recuperata la tonalità originaria prescelta dall’artista. L’intervento ha una durata di 90 giorni; il cantiere sarà quindi smontano tra la fine di dicembre e l’inizio del prossimo mese di gennaio.La storia del monumento Nel 1973 l’allora Sindaco di Bergamo Giacomo Pezzotta e l’avvocato Eugenio Bruni (che aveva già avuto numerosi contatti con l’artista) si recarono ad Ardea per incontrare Giacomo Manzù; l’anno seguente lo scultore tornò a Bergamo, città da cui mancava da tempo, per ricevere una targa d’oro. In quell’occasione annunciò di voler donare alla città, in ricordo dei suoi genitori, un monumento avente per soggetto la Resistenza, della quale si sarebbe commemorato il XXX anniversario nel 1975.Il 16 dicembre 1974 L’Eco di Bergamo pubblicò il bozzetto della scultura, che presentava un’impostazione diversa dalla realizzazione finale, ma che suscitò polemiche perché il soggetto fu ritenuto troppo cruento. L’avvocato Bruni difese, in una seduta del Consiglio Comunale, il valore etico dell’opera: «Il monumento raffigura un uomo che ha dato la vita per la libertà e ciascuno può vedere in esso ogni uomo che sacrifica la vita per la battaglia della libertà e della giustizia».Il Monumento al Partigiano fu modellato dallo scultore Giacomo Manzù in creta: la documentazione fotografica è una preziosa testimonianza di questa fase autografa dell’opera. La fusione a cera persa fu eseguita dalla fonderia MAF di Milano e seguita personalmente, con grande attenzione, dall’artista che scelse una lega (bronzo statuario B10) che desse una tonalità dorata, accentuata dalla finitura a cera d’api in acqua ragia.La rappresentazione della morte del partigiano si rifà ad un’esperienza personale dell’artista che ricordava di aver visto un partigiano «…nudo, aveva solo una maglietta, una povera maglietta consunta. Era bianchissimo contro il muro rosso…Ma soprattutto impressionanti erano le braccia, tese ad implorare la terra di accoglierlo, nudo com’era». Manzù aveva già rappresentato questo tema in un pannello della Porta della Morte in San Pietro a Roma, del 1964. Il trentennale della Resistenza fu celebrato con il conio di una medaglia che l’Amministrazione comunale commissionò all’artista e in cui si rappresenta il tema dell’impiccagione del partigiano; ai suoi piedi un ramo di ulivo, simbolo di pace. Nel 1976 ripresero le trattative, sempre su iniziativa del Sindaco e dell’architetto Sandro Angelini, per il monumento e per un’importante mostra monografica in città. In accordo con lo stesso Manzù, che aveva indicato uno spazio tra il Teatro Donizetti e Palazzo Frizzoni, l’architetto Angelini scelse l’aiuola meno investita dal sole onde evitare deformazioni della fusione e avere, sul lato secondario del monumento, una luce morbida e costante. Il 25 aprile 1977 fu inaugurato il monumento che, sul retro, porta la dedica dell’artista: «Partigiano ti ho visto appeso immobile. Solo i capelli si muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l’aria della sera che sottilmente strisciava nel silenzio e ti accarezzava, come avrei voluto fare io – Giacomo Manzù, 25 aprile 1977»(11/10/2006)

© RIPRODUZIONE RISERVATA