Aido, 40 anni donando
Domenica i festeggiamenti

Nata a Bergamo, l’associazione si è diffusa rapidamente in tutta Italia: oggi conta 1,5 milioni di adesioni.

Quest’anno la sezione provinciale Aido. (Associazione italiana donatori organi, tessuti e cellule) di Bergamo festeggia il 40° anniversario di fondazione nella città di Bergamo. Quando un gruppo di volontari si riunì il 16 marzo 1975, per lanciare questa idea, l’intenzione era quella di portare il messaggio dell’Aido. su tutta la provincia: e così è stato fatto. Ad oggi nelle Bergamasca sono attivi ben 151 gruppi. Domenica 6 settembre si festeggeranno i «primi» 40 anni di vita: alle 9 appuntamento alla Sala Mosaico della Borsa Merci per i saluti alla presenza delle autorità cittadine. A seguire corteo per le vie cittadine. Alle 11.30 Messa alla chiesa delle Grazie, celebrata dal parroco Valentino Ottolini.

Dopo la nascita a Bergamo (come Donatori organi Bergamo), l’Aido si è diffusa in tutta Italia (oggi conta 1 milione e 500 mila adesioni) con un vigore e una capacità di coinvolgimento che ancora oggi risultano intatti e potenzialmente capaci di indurre una positiva rivoluzione sociale per il bene di chi soffre in attesa di un organo «nuovo», ricevuto da una sorella o da un fratello in un estremo gesto di solidarietà che diviene concreto dopo la morte. Ma questa morte, grazie alla scelta fatta in vita dai donatori e in particolare dagli iscritti all’Aido diventa nuovo trionfo della vita.

Ogni giorno di più, infatti, la chirurgia del trapianto, stupendamente sostenuta da ricercatori, medici, clinici, donne e uomini di cultura e responsabili delle istituzioni socio-sanitarie, dimostra le sue enormi potenzialità, a esclusivo vantaggio della salute e della vita stessa delle persone. «Tutto ciò, grazie alla presenza di centinaia di migliaia di volontari, senza costi per lo Stato – l’Aido. è sempre stata e sempre sarà autonoma in questo senso – ma anzi rappresentando al contrario la possibilità concreta di forti risparmi rispetto a tante altre cure attualmente possibili. Così possiamo affermare con forza che con il trapianto si salvano le persone e si fa una seria politica sanitaria nazionale».

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