Assegni falsi, raffica di segnalazioni
«Ho perso 2.300 euro: dov’è la giustizia?»

Dopo le segnalazioni dei giorni scorsi su una truffa con assegni falsi, un lettore della Val Seriana ci scrive: anch’io sono stato raggirato. Ecco la sua lettera.

«Pur non essendo, per scelta, iscritto a Facebook – scrive il lettore, che preferisce non vedere pubblicate le sue generalità – età e residenza del truffatore della caldaia coincidono con quelli dell’individuo che ha perpetrato una truffa con assegno falso nei miei confronti; l’episodio risale al 26 dicembre scorso, quando sono stato contattato telefonicamente per l’acquisto di una chitarra il cui annuncio di vendita avevo inserito su un noto sito internet; l’affare si è concluso in giornata con l’acquisto tramite assegno (€ 2.300) che poi si è rivelato falso; il truffatore, mi aveva rilasciato le sue generalità complete, poi rivelatesi vere in seguito a mia querela nei suoi confronti».

«Superfluo dire che sembrava una persona affidabile e non destava sospetti, ovviamente non è stato più rintracciabile telefonicamente quando ho scoperto che l’assegno era falso. Il fatto a mio avviso sconcertante è il seguente: presentando regolare querela ai carabinieri di zona per l’accaduto, mi è stato detto che: la persona in questione era nota per numerose altre truffe dello stesso tipo; i suoi dati non erano falsi, ma assolutamente autentici; truffatori di tale risma sfruttano le falle di una giustizia che è molto “morbida” con loro, ed oltretutto estremamente lenta nel pervenire a provvedimenti restrittivi; lo stesso maresciallo, che si è mostrato molto gentile nel disbrigo delle formalità annesse alla querela, mi ha palesato le loro quotidiane difficoltà lavorative in tal senso; se tutto va bene, la giustizia farà il suo corso ed io e gli altri truffati saremo chiamati, prima o poi, come testimoni al processo dell’individuo in questione; riavere i nostri soldi (i nostri beni saranno stati venduti da un bel po’…) non sarà automatico, come ci si aspetterebbe: dovremo nominare un avvocato, costituirci parte civile e attendere speranzosi… ma il truffatore, che conosce il suo mestiere, nel frattempo avrà trasferito i suoi soldi in modo da renderli inaccessibili quindi, in buona sostanza, possiamo metterci il cuore in pace… qual che è perduto lo è per sempre».

«Fa specie che il soggetto in questione continui indisturbato ad “esercitare”, anche tutelato da leggi sulla privacy che vietano la pubblicazione della sua fotografia e dei suoi dati personali , e che la giustizia sia così malmessa: ma in che Paese viviamo? L’unica soluzione efficace per noi truffati (ovviamente illegale e che ci farebbe passare seduta stante dalla parte del torto), se non altro a titolo consolatorio, sarebbe quella di far visita al soggetto e farci giustizia da soli. Evidente che tutto va al rovescio e nessun investitore straniero serio possa pensare all’Italia».

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