Auguri ai lombardi

di Giorgio Gandola

Scopriamo a sorpresa che giovedì 29 era la nostra festa. Niente compleanno e non ci chiamiamo Massimino, però siamo nati e risiediamo in Lombardia, quindi dovremmo scambiarci gli auguri.

Scopriamo a sorpresa che giovedì 29 era la nostra festa. Niente compleanno e non ci chiamiamo Massimino, però siamo nati e risiediamo in Lombardia, quindi dovremmo scambiarci gli auguri.

La Festa della Regione Lombardia è stata inventata dal Pirellone qualche mese fa: proposta dalla Lega, è stata votata dalla maggioranza del consiglio, compreso il Movimento 5 stelle, mentre Pd e Patto civico si sono astenuti pur rimanendo in aula.

La celebrazione è oggi, 29 maggio, giorno della battaglia di Legnano dove la Lega lombarda sconfisse (era il 1176) le truppe dell’imperatore Federico Barbarossa, quello che rase al suolo Milano e fece cospargere il sale perché non ricrescesse nulla, con una certa lungimiranza ma invano affinché i posteri non vedessero i grattacieli del City Life.

Dipinta dentro una simile cornice la festa è abbastanza leghista e probabilmente superflua, ma a noi fa piacere che ci sia per un paio di motivi. Cade in un giorno feriale e non poteva che essere così, poiché il comandamento numero uno del lombardo è lavorare. Chi produce il 20% del pil nazionale e si vede restituire una quota minima in servizi; chi sta sui mercati internazionali e deve quotidianamente lottare contro una burocrazia pesante come la ghisa; chi viene strangolato dalle tasse e in percentuale ne paga molte di più che altrove, ha il diritto di fermarsi un attimo e dedicare un calice a se stesso.

La festa della Lombardia è un modo come un altro per ricordare al resto del Paese che la questione settentrionale continua a esistere. E che senza la locomotiva, il treno resta fermo

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