Bellini-Raimondi, solo riconoscenza?
No, possono essere ancora molto utili

«I due atalantini doc Bellini e Raimondi hanno dato molto, forse tutto. Lo dimostrano i loro infortuni. Perché è gente che non si gestisce, che dà sempre tutto. Un po’ di riconoscenza ci vuole».

E bravo Edy Reja a rispondere così alla domanda di Roberto Belingheri (intervista sull’edizione cartacea de L’Eco di Bergamo di lunedì) se confermerebbe la coppia bergamasca doc.

Certo le due carte d’identità, 35 anni il capitano, 34 il fluidificante, non è che siano molto alleate ai due. Attenzione, però, a non parlare unicamente di gratitudine perché entrambi sarebbero in grado di recitare ancora ruoli di affidabile portata. In campo e fuori con la loro grande professionalità. Compiti che del resto stanno svolgendo al meglio da tempo.

Chiedetene l’utilità a Stefano Colantuono. Non a caso lo stesso tecnico di Anzio nell’estate del suo passaggio al Palermo aveva insistito a più non posso con l’allora presidente Ivan Ruggeri perché cedesse il «Bello» di Sarnico al team siciliano. E non fu complicato per l’indimenticabile presidente convincere Bellini a restare a Bergamo nonostante il ghiotto ingaggio proposto da patron Zamparini.

Su Raimondi, ricordiamo che il giorno della firma del contratto in nerazzurro esclamò: corono finalmente il sogno della mia carriera da giocatore: mi auguro di contraccambiare la fiducia della società e dei supporter profondendo professionalità e impegno 24 ore su 24». Capito, signori, di chi stiamo parlando?

Veniamo al presente o se preferite al prossimo futuro. Bellini e Raimondi vorrebbero continuare la loro avventura in nerazzurro. In scadenza di contratto riteniamo che siano in attesa della classica chiamata da parte della dirigenza. Reja ha lanciato un messaggio al quale si dovrebbero associarsi senza la minima esitazione tifosi e non.

Arturo Zambaldo

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