Brebemi e Tav, Coldiretti all’attacco
«Manca ancora l’85-90% dei saldi»

Coldiretti Bergamo alza il tiro nella controversia con Brebemi e Tav per quanto riguarda gli espropri dei terreni.

Lo ha sottolineato nel corso dell’incontro che ha promosso giovedì sera a Romano di Lombardia e che ha visto la numerosa partecipazione degli agricoltori interessati dalle infrastrutture. «Siamo stati i primi a dover subire queste opere – ha affermato il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio –, non tolleriamo il fatto che i nostri legittimi diritti vengano considerati per ultimi. Faremo tutto il possibile affinché si arrivi al più presto a definire tutte le posizioni ancora aperte».

I numeri illustrati dal funzionario di Coldiretti Bergamo, Mario Scaini, hanno per l’ennesima volta tratteggiato la raccapricciante situazione. Sono complessivamente 4.978.078 i metri quadrati sottratti all’agricoltura (circa 500 ettari). 2.640.000 metri quadrati sono stati divorati dalla Brebemi, 1.815.735 metri quadrati dalla TAV e 531.343 metri quadrati sono stati «sequestrati» nelle aree interposte. Nonostante le procedure di esproprio siano iniziate nell’autunno 2009 per la Brebemi e nell’autunno 2011 per la Tav le aziende agricole assistite da Coldiretti sono ancora in attesa di percepire l’85% dei saldi per quanto riguarda l’autostrada (per una valore di circa 3.200.000,00 euro) e il 90% dei saldi per quanto riguarda la linea ferroviaria.

L’Intera area su cui è stata costruita Brebemi risulta ancora di proprietà degli agricoltori che continuano a farsi carico delle tasse come Imu, Irpef e Bonifica. Per quanto riguarda la Tav invece si trovano in questa situazione tutte le aziende che devono ancora ricevere i saldi. È un grosso punto interrogativo anche la questione relativa alle aree interposte, una superficie non più raggiungibile e quindi non più coltivabile perché racchiusa tra le due opere il cui valore è di oltre 10.000.000 di euro. Anche per questa «terra di nessuno» sono gli agricoltori a doversi fare carico della tasse senza poterne più godere i frutti.

«È ormai chiaro a tutti che queste infrastrutture rappresentano una profonda ferita nella parte più fertile della Pianura Padana» ha rimarcato il direttore di Coldiretti Bergamo Gianfranco Drigo. «Il nostro impegno è che si arrivi al più presto a chiudere l’intera vicenda affinché le imprese agricole possano, per quanto possibile, riprendere in mano il proprio futuro. Nei vari incontri che si sono susseguite nel corso degli anni da quando sono iniziati i lavori abbiamo sempre avuto ampie rassicurazioni circa il rispetto dei diritti degli agricoltori espropriati, ma alle belle parole non sono seguiti i fatti».

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