Calderoli, sfuriata su Monella
«Il ministro Orlando rinnega se stesso»

«Oggi (martedì 20 gennaio, ndr) il ministro Orlando è venuto allo scoperto: non solo non ha firmato la richiesta di grazia per Antonio Monella nella settimana prevista per le dimissioni di Napolitano, ma in aula ha detto di non voler prendere iniziative nei limiti delle sue competenze, insomma di non fare il suo lavoro!». Lo dice Roberto Calderoli.

Il vicepresidente del Senato ha spiegato in un comunicato quanto accaduto in aula al Senato durante le repliche alla relazione del Guardasigilli sullo stato dell’amministrazione della giustizia.

«Il Senato ha approvato la risoluzione della Lega Nord a prima firma Erika Stefani ed altri sulle comunicazioni del Ministro della Giustizia, ma - racconta Calderoli - ne ha bocciato una parte perché il ministro ha espresso parere contrario alla parte della premessa in cui fra l’altro si diceva: “infine occorre che l’applicazione delle norme non consenta il ripetersi di casi come quello occorso al signor Antonio Monella di Arzago D’Adda, a cui sono stati comminati in via definitiva sei anni e due mesi di reclusione, con l’accusa di” omicidio volontario”, per aver ucciso nel 2006 con un colpo di fucile un rapinatore, immigrato clandestino albanese, che con altri tre complici stava tentando di rubare l’auto parcheggiata nel garage di pertinenza dopo essersi introdotti nella sua abitazione in orario notturno”».

E il leghista continua: «La cosa più paradossale è che il ministro ha espresso il parere contrario al punto del dispositivo della risoluzione in cui si impegnava il governo a “ogni iniziativa utile, entro i limiti di competenza del ministro, volta alla concessione della grazia al signor Antonio Monella”».

«Finalmente il ministro viene allo scoperto - chiosa l’esponente della Lega Nord - dopo avermi promesso che avrebbe firmato e trasmesso la richiesta di grazia nella settimana prevista per le dimissioni del Presidente della Repubblica, non solo non lo ha fatto, ma esprime in aula e, quindi, pubblicamente, di non voler prendere una iniziativa nei limiti delle sue competenze e quindi - conclude - rinnegando il suo mandato».

La grazia a Monella è un tema toccato anche dal deputato leghista Nicola Molteni, che oggi in aula si è rivolto direttamente al Guardasigilli Orlando per ottenere «l’immediato stop» al decreto depenalizzazioni di 157 reati, tra cui furti e omicidio. «In un momento di estremo allarme sociale dare messaggi di impunità è grave e pericoloso». Anche Molteni è tornato a chiedere la grazia per Antonio Monella e ha ricordato il caso delle camicie verdi: «34 onesti cittadini sono accusati di banda armata da 18 anni per aver vestito una camicia verde e una spilletta». Casi che - per Molteni - sono «il segno di una giustizia che è in stato comatoso». La colpa, per il deputato leghista - è di tre anni di governi Pd che ha prodotto cinque svuotacarceri, la liberazione anticipata speciale, ha smantellato il reato di immigrazione clandestina, ha rimborsato i criminali detenuti in celle strette e ha incentivato l’assunzione di detenuti». «Il governo ha guardato solo ai 60mila dietro le sbarre, dimenticandosi dei 60milioni di cittadini che stanno all’esterno e che oggi hanno paura».

In una risoluzione, citata da Molteni in aula, la Lega Nord chiede di «far scontare ai 17mila detenuti stranieri le pene nei Paesi d’origine» e chiede «trasparenza sui 500milioni di euro stanziati per costruire nuove carceri». «Noi siamo gli unici alternativi a Renzi, anche sulla giustizia. Lui difende i criminali, noi stiamo dalla parte delle vittime. Lui è per gli indulti mascherati, noi per la certezza della pena e per la sicurezza, che è una priorità assoluta».

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