Celadina, la scuola senza presepe
La Regione: un simbolo irrinunciabile

Fa discutere il caso dell’Istituto De Amicis dove il presepe non è stato realizzato. L’assessore Cappellini: rinuncia senza senso. Dal Consiglio comunale di Bergamo intervengono Tremaglia a Ribolla. Il segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini, pubblica i suoi sfoghi sui social network, Calderoli attacca.

L’assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini dichiara: «Mentre sono sempre di più le scuole che hanno messo al bando l’allestimento dei presepi in nome di una rinuncia senza senso alla propria tradizione culturale e religiosa, Regione Lombardia si prepara a festeggiare in Natale con un’inaugurazione, per il secondo anno consecutivo, della mostra di presepi provenienti dal Museo del Presepio di Dalmine, che verrà allestita nei prossimi giorni nel foyer dell’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia».

«Per noi – prosegue l’assessore – il Natale é un momento importante, possibilmente da trascorrere in famiglia, con i propri cari, all’insegna delle nostre tradizioni culturali e spirituali. In questo senso il presepe è un simbolo irrinunciabile che non deve essere messo in discussione. Il rispetto per le altre religioni e le altre culture non deve mai trasformarsi in una rinuncia o negazione delle nostre radici più profonde che, al contrario, abbiamo il dovere morale di salvaguardare».

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, Andrea Tremaglia, e il capogruppo della Lega Alberto Ribolla spiegano: «Siamo alla solita e scontata fiera della superficialità e del laicismo, della quale le vere vittime sono le nostre tradizioni e il buon senso. Ricordiamo che già nel 2011 la Corte di Giustizia Europea ha precisato rispetto al crocefisso - elemento ben più identificabile del presepe - che “la sua presenza nelle aule scolastiche corrisponde a una tradizione che si giudica importante perpetuare”». «Quello che secondo il preside Mastrorocco dovrebbe essere un gesto di “integrazione” – aggiungono i due capigruppo – è quindi in realtà tutto l’opposto, ovvero una discriminazione bella e buona nei confronti della nostra cultura. Ci aspettiamo che l’assessorato e l’amministrazione si assumano la responsabilità di una presa di posizione chiara e netta rispetto a un gesto estremista e oscurantista: invece di cercare, come sempre, di salvare capra e cavoli, questa volta ci aiuti a proteggere pastori e pecorelle».

Ed ecco cosa ha scritto Matteo Salvini sul suo profilo Facebook in seguito alla notizia della scuola di Celadina.

Nel pomeriggio Salvini ha rilanciato, sempre su Facebook, con un post in cui ha chiesto di raggiungere 10 mila «mi piace» per chiedere l’allontanamento del preside, ecco uno screenshot della pagina

Andrea Zanelli, responsabile del movimento studentesco Lombardo, afferma: «La scusa della non-discriminazione non trova fondamento, perché un simbolo di tradizione e di pace non ha mai fatto del male a nessuno. Negare il presepe sarebbe una discriminazione maggiore per i nostri ragazzi, sarebbe l’inizio di una resa nei confronti di quell’islam violento che aspetta solo segnali come questi per poter procedere all’invasione. Si può pensare ad un dialogo infatti con l’islam moderato, ma sempre avendo in mente chi siamo e quale sia la nostra storia».

Anche Matteo Villa, coordinatore Movimento Giovani Padani di Bergamo, dice: «Non possiamo rimanere indifferenti a questo gesto. Il presepe è il simbolo dello spirito cristiano del Natale e della nostra tradizione. Il Natale senza questo significato diventa solo consumismo; è singolare che sia proprio la sinistra a veicolare questo messaggio. Una società - prosegue Villa - che abbandona le proprie radici e dimentica il suo passato perde anche sé stessa. Noi non ci arrendiamo di fronte a chi vuole un pensiero unico cancellando le identità e le differenze che, invece, devono essere valorizzate. Togliere il presepe non è un segno di rispetto, anzi, è irrispettoso verso noi stessi. Domani saremo con Matteo Salvini per portare il presepe all’Istituto De Amicis e ci impegneremo per difendere i valori portanti della nostra società.

Anche la Direzione provinciale di Fratelli d’Italia ha voluto prendere posizione: «Questo modo di agire è discriminatorio nei confronti di tutti i bambini e di tutte le famiglie cristiane! Ci aspettiamo un intervento da parte dei suoi superiori. Fratelli d Italia si schiera al fianco dei numerosi genitori che hanno manifestato contrarietà al provvedimento», scrivono Giuliano Verdi e Daniele Zucchinali.

Delicato, come sempre, il commento di Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato: «A Bergamo un preside ha vietato il presepe nella sua scuola per non offendere chi professa religioni diverse. Come bergamasco mi vergogno e chiedo scusa a chi in quel simbolo, come il sottoscritto, ha sempre creduto. A Roma la Procura ha scoperto il “mondo di mezzo” dei mafiosi, noi invece scopriamo un mondo di m...» afferma l’esponente della Lega Nord.

«Se qualcuno è disturbato dai nostri presepi e dai nostri crocefissi può sempre tornare da dove è venuto», prosegue Calderoli che aggiunge: «Sono disposto a pagare loro il rientro, a condizione che - conclude - lo facciano subito e che il biglietto sia di sola andata».

Alessandra Gallone, consigliere comunale di Forza Italia: « Trovo veramente discutibile la posizione del dirigente scolastico di questa nostra scuola bergamasca (che, ahimè, non è sicuramente l’unica) che vieta il presepe in nome di una stucchevole definizione di “rispetto” di chi frequenta la stessa scuola ma non segue le medesime tradizioni. Parlo da insegnante prima ancora che da genitore o da politica. La scuola non può definirsi laica dal punto di vista della sua missione che è quella di educare, favorire la conoscenza, aprire le menti, aiutare gli studenti a formarsi una coscienza critica autonoma».

«Per fare ciò gli educatori non possono permettersi di negare qualcosa ma devono, insieme alle famiglie e supportati dalle istituzioni, impegnarsi nell’altissimo e importantissimo compito di favorire il confronto e lo scambio anche tra culture diverse. Facile eliminare, abolire, passare oltre, più complesso fermarsi a spiegare una tradizione a bambini che dovranno vivere in un Paese diverso dal loro di origine o, viceversa, informarsi e spiegare ai bambini, che in quel Paese ci sono nati, le tradizioni altrui in un clima di reciproca conoscenza, per abbattere ogni forma di intolleranza e favorire l’integrazione da un lato e l’accoglienza dall’altro».

«Chi decide di occuparsi di educazione si assume una enorme responsabilità. La stessa di chi diventa genitore. Quella di aiutare a crescere e a formare i cittadini nel modo migliore possibile per garantire loro un mondo migliore possibile in cui vivere. Negare la conoscenza e’ negare il cuore stesso della scuola, combattere l’ignoranza le sue fondamenta. E senza fondamenta una casa crolla. Cosa ne pensano l’Ufficio Scolastico provinciale, quello regionale e il ministro dell’Istruzione Giannini?» conclude la Gallone.

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