Cgil e il pasticcio Provincia: 289 esuberi
«Nessuno li vuole. Tante chiacchiere»

Gli «esuberi» alla Provincia di Bergamo ammontano a 289 sui 570 dipendenti. Ma ancora poco si sa su come questi numeri vengano calcolati. Interviene la Cgil che ricorda come nessun Comune voglia riassorbirli e parla di «conti in rosso e chiacchiere».

«Non abbiamo alcuna spiegazione - commenta molto perplesso Gian Marco Brumana, segretario generale provinciale della Fp Cgil - rispetto alla cifra di 570 dipendenti (che sembrerebbero gli attuali e non i dipendenti alla data di entrata in vigore della legge Delrio), né tantomeno sui 289 lavoratori soprannumerari di cui si sa solo che sono comprensivi dei 57 pensionamenti che dovrebbero avvenire entro il 31 dicembre 2016».

Il sindacato - si legge in un comunicato - non sa nemmeno se tra i 289 «esuberi» ci siano anche quei dipendenti che dal 1° gennaio se ne sono andati per mobilità, né si sa come vengano conteggiati i part-time. «Al coro di chi, in questi giorni, chiede a gran voce di indicare numeri e nominativi dei soprannumerari (Governo, Anci, Upi, politici nostrani e non) risponde la Provincia di Bergamo (non si sa per bocca di chi) dando i “numeri” - continua Brumana - , senza, peraltro, averne mai discusso e tanto meno condiviso il risultato con i rappresentanti dei lavoratori».

La Fp-Cgil punta, dunque, il dito contro il «vecchio metodo, tornato oggi in uso, delle esternazioni giornalistiche dell’onorevole Pirovano, con il quale venivamo informati dai giornali delle scelte che intendeva effettuare l’amministrazione. Un metodo che non condividiamo anche se ci rendiamo conto che è molto apprezzato in epoca Renziana».

Se da un lato tutti vogliono sapere chi siano gli «esuberi», dall’altro quasi nessuno pare disponibile prendersi carico del personale della Provincia e riassorbirlo nei propri ruoli, tanto che molti Comuni stanno adottando piani triennali del fabbisogno di personale senza reclutamenti nel biennio 2015-2016, così da non riassorbire alcun dipendente della provincia ed eludendo in modo clamoroso la disciplina prevista nella legge di stabilità del 2015.

«La Regione Lombardia, poi, fino a due giorni fa, non solo era indisponibile a riassorbire il personale, ma addirittura intenzionata a ricorrere alla Corte Costituzionale per poter evitare tale nefasto accadimento; con grande stupore oggi apprendiamo che Maroni (non si sa quanto sinceramente) è pronto a riprendersi le deleghe dalle Province ed anche il relativo personale», dice ancora Brumana. «Insomma i dipendenti delle Province sono diventati oggetto, strumento e vittime di battaglie politiche campali tra fazioni ed istituzioni contrapposte».

Intanto resta disastrosa la situazione finanziaria in cui si dibatte la provincia di Bergamo, o meglio il nuovo cosiddetto «ente di area vasta». Lo scorso anno il Patto di Stabilità non è stato rispettato per oltre 16 milioni di euro: «Dai giornali abbiamo appreso di recente che la manovra del 2015 costerà all’ente più di 18 milioni di euro, a cui, peraltro, occorre aggiungere i circa 9 milioni di quella dello scorso anno, in più c’è l’assistenza scolastica per i disabili, ecc. Come si possa garantire un futuro anche solo per lo svolgimento dei compiti e delle funzioni fondamentali a questo benedetto “ente di area vasta” è la vera incognita. Infatti il prossimo anno i 18 milioni diventeranno 36, e tra due anni 54, mentre le entrate correnti pare corrispondano a circa (nel significato corretto del termine) 80 milioni di euro l’anno».

«Anche tagliando la metà del personale (10,6 milioni di euro) la soluzione più probabile pare il prossimo dissesto dell’ente. Fino a quando è garantito il pagamento degli stipendi dei dipendenti, la manutenzione ordinaria delle strade provinciali, quella degli istituti scolastici per non parlare poi dei sedici milioni promessi ai comuni per l’assistenza ai disabili? Ed, inoltre, quanti metri di galleria si potranno pagare per la variante di Zogno se come afferma il consigliere Cornolti: “I tagli per il 2015 raggiungono oggi quota 41,5 milioni”? Vorremmo avere delle risposte e non solo dal Ministro Martina, anche perché del neoministro alle Infrastrutture e Trasporti Delrio l’esperienza insegna che è meglio non fidarsi. Intanto, però, vogliamo discutere del numero degli ‘esuberi’».

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