Chiudono gli uffici postali a Bergamo
I sindacati: decisione inaccettabile

Sindacati all’attacco sul futuro delle Poste. La segretaria della UilPoste di Bergamo esprime il proprio dissenso sulla decisione unilaterale assunta da Poste Italiane di chiudere 61 uffici in Lombardia e procedere a interventi di razionalizzazione per altri 120.

In provincia di Bergamo, già da aprile, chiuderanno gli sportelli di Petosino, Grignano, Botta, Ponte Giurino e Valsecca. Gli uffici che invece vedranno passare i giorni di apertura settimanale da 6 a 3 saranno: Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina e Gorno; la riduzione da 3 a 2 giornate riguarderà Averara e Moio de’ Calvi.

La UilPoste non intende tacere e subire passivamente tali tagli volti al solo risparmio. «Se ci avessero ascoltato avremmo detto che i “freddi numeri” non significano tutto. Se ci avessero ascoltato, qualche soluzione alternativa si sarebbe potuta trovare. Se ci avessero ascoltato avrebbero compreso la necessità di aver ulteriori informazioni (tipo il numero di operazioni, il numero di clienti fidelizzati, il volume d’ affari per ufficio) non per asserire o affermare un “no” a priori, ma per valutare, insieme, dove andare a ridimensionare. E con quale criterio oggettivo» commentail segretario delle UilPoste Rossana Pepe .

La UilPoste sta sentendo i sindaci, le associazioni, i cittadini e i colleghi. Perché ogni categoria interessata affronta e rileva problemi diversi. I sindaci perché non hanno più garanzie per i loro cittadini. I cittadini perché si devono spostare per avere gli stessi servizi. I lavoratori perché subiscono i trasferimenti.

E nel contempo, magari, la concorrenza (bancaria o logistica) apre filiali o succursali. «Quindi ci presenteremo all’audizione promossa dalla Regione del giorno 12 febbraio per portare il nostro parere ed esprimere il nostro dissenso, coinvolgendo fino in fondo, appunto, sindaci, prefetti e cittadini. Chiederemo alla parte politica di condividere con noi questo percorso perché la stessa deve interessarsi a modificare il decreto Scaiola che non risulta più allineato coi tempi attuali».

«Inoltre ci faremo parte diligente a coinvolgere tutte le altre sigle sindacali per convogliare su di una giusta visione tutti (parte politica e sindacale), che consenta di aprire con Poste Italiane un ragionamento complessivo su di un piano per lo sviluppo, l’occupazione e l’innovazione. Tutto ciò nell’interesse di evitare di far usare Poste Italiane come un portafoglio da capitalizzare e identificarla come società che fornisce servizi di qualità ai cittadini».

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