
Venticinquesimo posto nella classifica annuale 2008 (dati del 2006) e 26° posto nella classifica decennale: questi i risultati di ecosistema Bambino relativi alla città di Bergamo. La scorsa edizione la nostra città era al 56° posto e ciò denota un deciso passo avanti con un trend in continuo miglioramento. «L’amministrazione comunale sta lavorando in modo positivo su questo fronte - afferma Paolo Locatelli del coordinamento provinciale di Legambiente - ma finora è mancato un progetto politico complessivo tra tutte le componenti della società civile che sia in grado di modellare la città su misura dei più piccoli. Un esempio lampante, ma solo l’ultimo in ordine di tempo, è la mancanza di presidi sanitari d’emergenza pensati e fatti ad hoc per i bambini: non esistono da noi le guardie mediche pediatriche. Proprio a Bergamo e provincia durante le festività natalizie l’assenza di questo servizio ha creato non pochi disagi alle famiglie, mandando pure in sofferenza le strutture stesse di Pronto Soccorso».
Quest’anno Ecosistema Bambino di Legambiente compie 10 anni e questa è un’occasione per fare delle riflessioni di carattere generale. Secondo Locatelli «servono azioni infrastrutturali e politiche educative nuove: da un lato cioè bisogna ricreare spazi che siano aperti, comuni, accessibili e dall’altro è necessario affrontare la questione dell’educazione alla riappropriazione di quegli spazi. Oggettivamente c’è sempre meno spazio disponibile: l’eccessivo consumo di suolo va anche a scapito delle giovani generazioni. Gli spazi servono per muoversi liberamente, per incubare e formulare pensieri, idee. Traffico, rumori, stress stanno sempre più limitando gli spazi vitali soprattutto per i giovanissimi. Inutile meravigliarsi poi se come reazione le giovani generazioni fuggano da un mondo reale che non sentono fatto a loro misura, che li soffoca e non concede loro concretamente spazio alcuno».
Per Legambiente, gli strumenti per far ri-appropriare la città ai ragazzi e alle ragazze, ai bambini e alle bambine ci sono e coinvolgendoli sistematicamente se ne possono anche creare altri. L’importante è che coloro che ne hanno le responsabilità sappiano prendere atto delle trasformazioni e dei cambiamenti e del fatto che questa debba diventare una priorità politica. «La sfida per creare un città su misura per le nuove generazioni è proprio questa: dare la possibilità di con-dividere sempre maggiori e migliori spazi. Spazi comuni percepiti come beni comuni. Dare spazi significa anche abituare i ragazzi al confronto, alla democrazia e alla partecipazione. Significa sicuramente far emergere i conflitti ma anche imparare a risolverli».(04/01/2007)
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