Come cambiare la città?
Ecco le vostre proposte

Si è concluso anche il secondo modulo de L'EcoLab, dedicato alla città che cambia. Ieri sera, al Centro congressi, la serata conclusiva dove sono state illustrate le proposte avanzate sul blog de L'Eco. Commenta sul blog de L'EcoLab

Si è concluso anche il secondo modulo de L'EcoLab, dedicato alla città che cambia. Ieri sera, al Centro congressi, la serata conclusiva dove sono state illustrate le proposte avanzate attraverso il blog de L'Eco.

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Una città che cambia. Anzi, che è già cambiata. Se in passato si è sempre ragionato su un capoluogo avulso dai paesi che gli facevano corona, ora la tanto agognata (politicamente e amministrativamente parlando) «Grande Bergamo» è già nei fatti. Ogni giorno 48 mila persone entrano in città per lavorare, prevalentemente dai comuni della prima corona cittadina. E la sera fanno il percorso inverso. È forse l'immagine simbolo del cambiamento dei rapporti tra la città e i paesi vicini.

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La Grande Bergamo è già qui
Il che riporta all'evidenza comune noti ancora irrisolti, come quello di un nuovo rapporto tra un capoluogo sempre centrale in termini di servizi, ma più debole rispetto ad un hinterland giovane e dinamico. E soprattutto più grande: basti pensare che in 10 anni è cresciuto di 20 mila unità. La richiesta emersa nel blog è quindi quella di ripensare (o meglio, pensare finalmente) a Bergamo come una città metropolitana. E provocatoriamente c'è chi propone una vera e propria «anschluss», un'annessione.

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Il futuro dei Riuniti
Ma lo sguardo poi torna dentro il capoluogo, e si sofferma su problemi di sviluppo o recupero immobiliare vecchi e nuovi. Quello sicuramente più urgente è il futuro del vecchio ospedale: a maggio è attesa la seconda gara per la vendita dell'area e nell'attesa i bergamaschi sembrano avere le idee chiare sul suo futuro. Niente appartamenti di lusso, ma spazi di utilità pubblica: proposta che magari fa a pugni con i conti, ma dall'indubbia valenza prospettica. Dal vecchio sogno del polo universitario passando al futuro probabile delle residenze universitarie, ma anche case ad affitto calmierato per giovani coppie, parco urbano e sede della nuova Galleria d'arte moderna e contemporanea. O di attività culturali, nell'attesa di definire un futuro diverso.

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Il rebus della Montelungo
Quella Gamec che nelle intenzioni del vigente Pgt (il Piano di governo del territorio) sarebbe destinata a trovare casa alla Caserma Montelungo. Se non fosse che, strada facendo, ha fatto capolino la proposta di Ubi Banca di realizzarla negli ex Magazzini Generali di via Rovelli. Il che lascia sospeso il destino della semicentrale caserma che fronteggia il Parco Suardi. La questione viene percepita come importante anche dai partecipanti a L'Eco Lab, ma rimane sostanzialmente sospesa: c'è chi propone di trasformarlo in un'area verde a collegare gli esistenti Suardi e Marenzi, ma non emerge un'idea forte. Semmai un'indicazione di metodo: realizzare un'app destinata a censire gli spazi da riqualificare in città.

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Quattro calci a Porta Sud
La proposta più provocatoria emerge invece dalla questione Porta Sud, particolarmente sentita dai partecipanti di questo secondo modulo. «L'area è da anni un punto sensibile e strategico del Pgt» si sottolinea: centrale e ben servita dai mezzi pubblici, treno e autobus su tutti. La collocazione ideale per il nuovo stadio, si propone: «A due passi dalla stazione e da un polo intermodale in divenire e a pochissimo dal casello autostradale». Insieme magari al mercato e al nuovo palazzetto, senza intaccare aree verdi.

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Uno sguardo a lungo termine Temi cruciali, come il futuro della città nel suo insieme. Talmente delicati che non possono giocarsi nell'arco di un semplice mandato amministrativo dalla durata quinquennale. Perché progetti in grado di cambiare davvero il volto di una città devono avere una certa lungimiranza e condivisione, doti che li rendano capaci di superare le strette contingenze politico-amministrative. Il richiamo più forte che arriva da questo secondo modulo de L'Eco Lab è proprio questo: delineare il futuro della città in un arco temporale a medio termine e con un percorso comune capace, in modo da salvaguardare la strategicità di determinati progetti. Mettendo sempre e comunque al centro una forte capacità di programmazione da parte del pubblico, per bilanciare gli interessi dei privati. Legittimi, per carità, ma troppo spesso così forti da orientare le scelte in modo non sempre conforme alle necessità comuni.

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