Corpus Domini, il vescovo alla città:
«Il dono gratuito superi gli egoismi»

La processione del Corpus Domini, dopo aver attraversato il quartiere di Borgo Palazzo, entra nella chiesa di S.Anna che ancora c’è luce. Ad attenderla, in una serata ormai estiva, ci sono i residenti seduti sotto gli alberi della piazza, mentre sul sagrato un grupo di volontari controlla gli altoparlanti.

Passano le bambine della prima Comunione, le Confraternite, le religiose e i religiosi a cui quest’anno è dedicato. Poi tutto il clero. La gente, proveniente da tutti i quartieri della città, riempie la chiesa mentre, sotto il baldacchino, percorre la navata il vescovo Francesco Beschi che reca l’ostensorio con l’Eucarestia.

Chiudono la processione le autorità militari e civili (con l’assessore comunale Marco Brembilla con la fascia tricolore in rappresentanza del sindaco e l’assessore provinciale Francesco Cornolti con quella blu della Provincia) con i gonfaloni del Comune e della Provincia.

«È un richiamo alla conversione, interroga ciascuno sul suo modo di attraversare la città, di passare per le strade: occorre farlo come Gesù» ha detto il vescovo Francesco Beschi, «con occhi e orecchie aperte a quello che accade intorno, pronti a dare una mano al prossimo, come il Samaritano», consci che «come ha ricordato recentemente il Papa aprendo una manifestazione internazionale dedicata al cibo, è l’amore il cibo che dà energia al cuore», «affichè il dono gratuito superi gli egoismi».

La celebrazione della solennità del Corpus Domini si è aperta al mattino nella chiesa dei Frati Cappuccini in Borgo Palazzo. Il vescovo ha presieduto la Messa ricordando in modo particolare la vita consacrata, a cui è dedicato questo anno. «Agli uomini e alle donne che hanno consacrato la loro vita a Dio – ha detto monsignor Beschi - va la nostra riconoscenza, il nostro riconoscimento e la nostra preghiera».

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L’invito quindi a «celebrare nella semplicità e nella dignità dei gesti e delle parole», senza lasciarsi andare a «celebrazioni abitudinarie, annoiate e sciatte» e nello stesso tempo senza cadere in celebrazioni eccessivamente ridondanti. «Dobbiamo essere capaci di diventare Eucaristia – ha concluso –. Non basta essere portatori di Cristo, dobbiamo diventare Cristo e lo possiamo diventare solo insieme. Chi ci guarda da lontano possa vedere la nostra fede, la vita di Cristo che abbiamo accolto. Si deve vedere il Corpo e il Sangue di Cristo nella nostra umanità».

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