È morto Omar Sharif
Addio al Dottor Zivago - Video

Un attacco di cuore lo ha stroncato a 83 anni, in un ospedale del Cairo, dopo l’ultima battaglia contro l’Alzheimer.

Vero nome Michel Dimitri Shalhoub, figlio di genitori libanesi, nasce ad Alessandria d’Egitto. Diplomato all’inglese Victoria College, laureato in matematica e fisica al Cairo, scopre il cinema quasi per caso nel 1953. Lo nota un giovane regista, Youssef Chahine, e per il suo «Lotta sul fiume» lo sceglie a fianco di una diva dell’epoca, Faten Hamama. Il successo personale prelude a un doppio grande amore: quello per Faten che lo sposerà due anni dopo e quello per il cinema. In otto anni interpreta oltre 20 film, tra cui «La castellana del Libano» e «I giorni dell’amore» arrivano anche sui nostri schermi; per ottenere il consenso dei genitori della sposa si converte all’Islam e sceglie il nome che lo accompagnerà per la vita, Omar El Sharif.

Così si presenta a David Lean che sta scegliendo il cast per «Lawrence d’Arabia» nel 1961: parla l’inglese e il francese senza imbarazzo, si comporta come un occidentale, ma ha negli occhi il furore del Mediterraneo. Lean gli affida il ruolo dello Sceriffo Alì, tra Peter O’Toole, Anthony Quinn e una schiera di marpioni del cinema anglosassone. Sharif non ha grande considerazione del suo partner («O’Toole è la cosa più simile a una bistecca che abbia mai incontrato»), il suo ruolo sarebbe da comprimario, ma lo plasma fino a farne l’autentico eroe senza macchia dell’intera epopea. La nomination all’Oscar del ’63 è la naturale conseguenza e gli apre le porte di Hollywood. Ciononostante le scelte successive dell’attore sono, a dir poco estemporanee.

Arriva in Italia con il suo fascino esotico per «polpettoni» come «La caduta dell’impero romano», un «Marco Polo» e un «Gengis Khan», transita per Hollywood con film non memorabili («Una Rolls Royce gialla»), si salva per merito del suo pigmalione. Lean lo traveste da russo per l’adattamento del «Dottor Zivago» (1965).

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