Farmaci speciali: spreco «per legge»
Si parla di 200 mila euro di un anno

Uno spreco. Non voluto, ma che allo stato attuale delle norme quasi inevitabile. Si parla dei farmaci, in particolare di preparati ad alto costo, come gli antitumorali di recente diffusione, i farmaci contro l’Hiv, per le malattie neurologiche o patologie rare, o anche dei cosiddetti salvavita, fino a farmaci di ultimissima produzione per battere l’epatite C.

Ebbene, capita molto più spesso di quanto non si pensi che confezioni di questi preparati (ma anche di prodotti contro il colesterolo, per l’ipertensione, per cardiopatie varie, per disturbi cronici e invalidanti) prescritte regolarmente dagli specialisti o erogati dagli ospedali, non più utilizzabili dalle persone che dovevano assumerli (perché guarite, perché decedute, perché sottoposte ad altre terapie) restino negli armadietti di casa, inutilizzati. Confezioni chiuse, sigillate, con i blister ancora intatti, che non sono però più riconsegnabili, né negli ospedali né nelle farmacie, e ancora fruibili perché non vicini alla data di scadenza.

Non c’è un controllo statistico dei flussi, ma fonti autorevoli ritengono assai probabile che i farmaci inutilizzati, in confezioni chiuse, che restano nelle case dei bergamaschi e che non sono più reinseriti nella distribuzione ammonterebbero a un valore complessivo di circa 200 mila euro l’anno.

Per legge, allo stato attuale, non è possibile per ospedali e farmacie riprendere dai privati a cui sono stati erogati i farmaci che non vengono più utilizzati, per un motivo fondamentale: la garanzia della corretta custodia. Quando un farmaco è in una farmacia o in un ospedale c’è la garanzia certificata dalle corretta aerazione, climatizzazione e sicurezza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA