Fmi: l’Italia sta uscendo dalla recessione
ma 20 anni per un’occupazione pre-crisi

«L’Italia sta emergendo da tre anni di recessione». Ma anche: «Ci vorranno quasi 20 anni per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi». È quanto si legge nel rapporto conclusivo della missione di monitoraggio Articolo IV condotta nell’Eurozona dal Fondo monetario internazionale.

Secondo l’istituto di Washington, nel nostro Paese le priorità sul fronte delle riforme sono quattro: migliorare l’efficienza del settore pubblico e quella della giustizia sul piano civile; migliorare la flessibilità del mercato del lavoro e aumentare la competizione nei mercati dei prodotti e dei servizi. L’Fmi cita i recenti progressi fatti dall’Italia come alcune riforme del sistema giudiziario per accelerare il ritmo con cui vengono condotti i processi, come la nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici e il Jobs Act.

Sono cinque le raccomandazioni dello staff dell’istituzione guidata da Christine Lagarde. La prima è «l’adozione e l’implementazione della pianificata riforma dell’amministrazione pubblica» che tra l’altro dovrebbe trattare anche la gestione delle risorse umane per sbloccare la produttività; la seconda è data da «ulteriori misure volte a migliorare l’efficienza della giustizia civile» razionalizzando i tipi di casi che arrivano alla Cassazione, permettendo un’ulteriore specializzazione dei tribunali e premendo l’acceleratore sul progetto per lo sviluppo di indicatori sulla performance dei tribunali.

La terza raccomandazione comprende, oltre al rafforzamento delle politiche previste dal Jobs Act, la «legislazione e l’implementazione di misure concrete per ridisegnare» il cosiddetto «wage supplementation scheme» (la Cig) «in un sistema universale di sostegno condizionale alla ricerca di lavoro e al training». La quarta raccomandazione del Fondo per l’Italia riguarda una «decentralizzazione della contrattazione salariale per permettere una maggiore flessbilità nei contratti nazionali».

Infine, l’Fmi chiede la rapida approvazione e implementazione della Legge annuale sulla competizione per affrontare le barriere regolamentari esistenti in settori chiave come il retail e i trasporti. Essa «sosterrebbe la crescita», si legge nel rapporto, che aggiunge: «la piena implementazione di riforme già legiferate da tutti i livelli del governo è necessaria per migliorare il contesto imprenditoriale».

La ripresa nell’Eurozona «si sta rafforzando», grazie all’aumento della domanda interna e sostenuta dal ribasso dei prezzi del petrolio, dal quantitative easing della Banca centrale europa e dall’indebolimento dell’euro. «Il miglioramento della fiducia, l’aumento delle aspettative sull’inflazione e un allentamento delle condizioni del credito suggeriscono che la ripresa continuerà nel breve termine», si legge nel documento, in cui si prevede che il Pil dell’Area euro crescerà quest’anno all’1,5% dallo 0,8% del 2014 e accelererà ulteriormente all’1,7% nel 2016 (stime invariate rispetto all’aggiornamento di luglio del World Economic Outlook, quando la crescita 2016 era stata rivista al rialzo dall’1,6 all’1,7%). L’inflazione headline resterà vicino allo zero quest’anno per salire all’1,1% il prossimo.

Secondo il Fmi, i rischi di battuta d’arresto «sono ora più equilibrati» e legati in particolare alla bassa inflazione, a un potenziale rallentamento dei mercati emergenti, alle tensioni geopolitiche e alla volatilità dei mercati finanziari, potenzialmente provocata da politiche monetarie asimmetriche e da un contagio degli eventi in Grecia.

Ora le dolenti note, soprattutto per l’Italia. «Senza una significativa accelerazione della crescita, alla Spagna ci vorranno quasi 10 anni e a Italia e Portogallo quasi 20 anni per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi». È quanto spiega il Fondo monetario internazionale «Una disoccupazione alta probabilmente continuerà per un po’». Nel nostro Paese in particolare, si stima che il «tasso naturale di disoccupazione - definito come il tasso di disoccupazione a inflazione stabile (Nairu) - resti più alto di quello visto durante la crisi». Per un confronto, in Francia sarà nel medio termine a livelli pari a quelli durante la crisi mentre in Spagna il Nairu «scenderà in modo significativo rispetto a livelli senza precedenti ma rimarrà sopra il 15% nel medio termine».

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