Fu il primo rifugio in Val Brembana
«Salviamo l’antico Laghi Gemelli»

L’appello del Cai: cerchiamo volontari per ridargli dignità e memoria. Costruito nel 1900, divenne base partigiana. Poi lo distrussero i fascisti nel 1945. Sono rimasti solo ruderi.

Cercasi manodopera volontaria per riportare alla luce il vecchio rifugio «Laghi Gemelli». Dopo la prima tappa di giugno, con la pulizia dagli alberi, il Cai di Bergamo rilancia l’appello: da martedì 25 agosto a sabato 29 servono squadre giornaliere di 6-8 persone che con abiti da lavoro, guanti, scarpe adeguate, diano una mano a ripulire dalle pietre il perimetro interno del vecchio rifugio.

Perché dello storico «Laghi Gemelli», inaugurato il 1° luglio 1900, è rimasto ormai pochissimo, muri che appena si intravedono, soprattutto tante pietre cadute. Il rischio è che la memoria di uno degli edifici storici della montagna bergamasca vada persa per sempre. Non voleva accadesse il Cai di Bergamo che, 115 anni fa lo fece costruire (era il terzo rifugio orobico del Cai, il primo in Val Brembana), non lo volevano soprattutto i tre promotori del «recupero»: Silvio Calvi, ingegnere già presidente della sezione di Bergamo del Cai, Roberto Cremaschi, giornalista, e Maurizio Nava, attuale gestore del nuovo rifugio «Laghi Gemelli».

Eccoci per la seconda tappa!AAA si cercano volontari per il secondo round di sistemazione del "vecchio" rifugio Laghi...

Posted by Que viva il vecchio rifugio Laghi Gemelli on Lunedì 10 agosto 2015

Così il progetto (sostenuto dal Comune di Branzi, dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia, dai Cai di Bergamo e di Piazza Brembana e dalla Tavola della pace della Valle Brembana) è stato presentato il giugno scorso ed è subito partito. Con la pulizia degli alberi che circondavano i ruderi. Inaugurato nel 1900, sorgeva a 2.023 metri di quota, poco a monte dell’attuale, verso la sommità della Val Borleggia. Durante gli anni della seconda guerra mondiale fu utilizzato come base dalla formazione partigiana di «Giustizia e libertà», «Cacciatori delle Alpi. 2° Dio sciatori», comandata da Mino Bartoli. Nel gennaio 1945 venne distrutto durante un rastrellamento delle truppe nazifasciste. I partigiani si spostarono allora negli edifici prossimi al lago Nero, oltre il passo d’Aviasco. Subito dopo la guerra venne costruito il nuovo rifugio, grazie al supporto della società Vizzola che realizzò la diga e donò l’edificio al Cai di Bergamo nel 1948, in occasione del 70° anniversario della fondazione della sezione.

Un gruppo di volontari ha cominciato, a fine giugno, a estirpare erbacce e sradicare arbusti cresciuti fino a quasi occultare i ruderi del rifugio. Del vecchio edificio sono ormai rimasti i muri, non più alti di due metri. Con un degrado che si è fatto più pesante soprattutto negli ultimi 15 anni. «L’obiettivo – spiega Silvio Calvi – è riportare alla memoria un luogo storico delle nostre montagne, ormai dimenticato. Pochi sanno della sua esistenza e lo confondono col bivacco invernale. Vogliamo ridare dignità a quel luogo, testimonianza anche della lotta per la libertà, conservando come sono arrivate fino a noi le ultime pietre. Semplicemente facendo un’operazione di pulizia, messa in sicurezza e collocando una segnaletica che consenta il riconoscimento del luogo e quindi la memoria». Da settimana prossima il via alla seconda fase di recupero: ci sono quattro locali da ripulire. «Iniziamo martedì con chi finora ha dato la disponibilità – aggiunge Cremaschi –. Ma speriamo di avere altre squadre per i giorni successivi».

Il rifugio «Laghi Gemelli» ospiterà i volontari a 40 euro al giorno (15 per ogni pasto a menu fisso e dieci per il pernottamento). È possibile naturalmente essere presenti anche un solo giorno. Chi è interessato e disponibile mandi una email, indicando i giorni di presenza e la motivazione «vecchio rifugio», agli indirizzi [email protected] (telefono 335.6329642) e [email protected] (telefono 333.3147401). Gli aggiornamenti anche sulla pagina Facebook «Que viva il vecchio rifugio laghi gemelli».

© RIPRODUZIONE RISERVATA