Gandino, il paese che salvò
gli ebrei dalla follia nazista

«Colui che salva una sola vita, salva il mondo intero». La citazione del Talmud ebraico corredava nel 2006 i diplomi che il Comune di Gandino riservò alle famiglie che in paese, negli anni ’40, avevano ospitato a rischio della vita decine di ebrei.

«Colui che salva una sola vita, salva il mondo intero». La citazione del Talmud ebraico (sottotitolo del film Schindler’s List di Steven Spielberg del 1993) corredava nel 2006 i diplomi che il Comune di Gandino riservò alle famiglie che in paese, negli anni ’40, avevano ospitato a rischio della vita decine di ebrei. A settant’anni da quei giorni tristi e a otto da quella commovente cerimonia, Gandino potrebbe avere un onore inedito e importante: veder riconosciuto all’intero paese il titolo di «Giusto fra le Nazioni», l’unica onoreficenza civile dello Stato d’Israele.

A battersi per questa ipotesi è Marina Loewi Zinn, oggi residente nel New Jersey (Usa) e salvata a Gandino, insieme alla madre Mariem Loewi (profuga dal Belgio) e al fratello Siegbert. Marian Loewi e i suoi familiari hanno già dimostrato compiutamente la loro infinita gratitudine perorando con successo l’assegnazione alla memoria a sei gandinesi del titolo di «Giusti fra le Nazioni», avvenuta nel novembre 2005. Si tratta di Bortolo e Battistina Ongaro (che per primi ospitarono direttamente la famiglia Loewi), Vincenzo Rudelli (al tempo sindaco di Gandino) e Giovanni Servalli (impiegato comunale) che provvedevano per i documenti di copertura e i coniugi Francesco Lorenzo e Maria Chiara Carnazzi Nodari , che ospitarono successivamente i Loewi nella cascina di Prat Serval.

L’istanza di riconoscere a Gandino un titolo unico ed esemplare è stata ripresa nei mesi scorsi dallo scrittore Sergio Luzzatto, in un articolo apparso sul Sole 24 Ore. Trae spunto, per quanto riguarda Gandino, da uno studio portato avanti per anni dallo storico gandinese Iko Colombi, che ha raccolto con attenzione unica e certosina le testimonianze dirette di molti anziani e consultato gli album di famiglia di tanti gandinesi: gli archivi ufficiali di Comune e parrocchia rivelano infatti pochissimi dettagli, dato che in paese certamente tutti sapevano, ma nessuno tradiva.

«Gli ebrei ospitati con grandissimo rischio da alcune famiglie – sottolinea Colombi – furono circa cinquanta, sorretti da un’incredibile rete di solidarietà. I primi a giungere in paese, nel 1940, furono gli Zeitlin da Sarajevo (Jugoslavia), ospitati presso la famiglia di Michele Nodari lungo il viale del cimitero. Si trattava di Samuel Zeitlin, rabbino, con la moglie Katarina e i figli Milan, Svonkof, Giuseppe, Mirko con la moglie Furst Ester e la figlioletta Frida. Da questi ultimi il 7 dicembre 1941 nacque a Gandino il piccolo Ignazio. Consapevoli di essere stati probabilmente individuati dai tedeschi, ripararono in località “Bonalt” presso Luigino Ongaro e poi in vicolo Purgatorio, nel fondovalle».

La solidarietà della gente

Il passaparola e la consapevolezza di un posto abbastanza sicuro, incoraggiarono l’arrivo di molti altri.

«Si chiamavano – aggiunge Colombi – Kerbes, Wainrob, Hacher, Isaach, Lowi, Grundland, Gottlieb, Dubiensky. Molti avevano documenti italiani, grazie all’opera dei coraggiosi impiegati comunali. Per far perdere le proprie tracce, qualora individuati oppure in occasione dei rastrellamenti, solevano spostarsi di casa in casa o sui monti. Alfred Hacher, la moglie e le figlie Luzy e Trudy, quando stavano per essere catturati in casa della maestra Ines Astori, si rifugiarono in località Plaz. Francesco e Margherita Andreoletti, gestori dell’albergo Makallè, ospitarono i polacchi Grundland. Ma gli esempi sarebbero davvero infiniti». Lo studioso Luzzatto segnala che fra coloro che ospitarono gli ebrei ci furono probabilmente anche le Suore Orsoline di Gandino, che in paese hanno tutt’oggi la casa madre.

Per tutto quel lungo periodo di tempo non vi fu mai delazione alcuna, e a Gandino nessun ebreo fu catturato, salvo Ladislao Gerber, che fu poi rilasciato proprio per l’intercessione di un gandinese. Nel 1948, a tre anni dalla Liberazione gli «ebrei di Gandino» consegnarono all’allora sindaco Raimondo Zilioli una pergamena che ribadiva «commossa riconoscenza e perenne gratitudine, in un mondo in cui ancora troppi antepongono l’interesse alla morale».

Il Comune dei Giusti

I sei «Giusti fra le Nazioni» riconosciuti nel 2005 garantiscono a Gandino il «primato» di essere (in rapporto ai suoi cinquemila abitanti degli anni ’40) il Comune a più alta densità di «Giusti» in Italia. Nel 2006 l’iniziativa dell’allora sindaco Gustavo Maccari suggerì lo studio a Iko Colombi e portò alla consegna di 25 benemerenze ad altrettante famiglie che contribuirono in vario modo alla salvezza degli ebrei.

Particolarmente intenso fu allora l’incontro di Carlo Loewi e Senta Kuschlin («Pucci» nella memoria di molti gandinesi), esuli a Gandino quando ancora erano bambini, con la famiglia del fornaio Giovanni Andreoletti che li aveva ospitati.

Il riconoscimento di «Giusto fra le Nazioni» all’intero paese di Gandino non è probabilmente prossimo, stanti le verifiche puntuali e dettagliate che Israele avvia per ogni segnalazione. Ma nel grande libro della storia e soprattutto nel cuore di molti, i gandinesi hanno già oggi il posto che meritano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA