Giallo di Brescia: si cercano nei forni
le prove dell’omicidio dell’imprenditore

«Adelio preferisce non parlare». Sceglie il silenzio, per voce della moglie, Adelio Bozzoli il fratello di Mario, l’imprenditore bresciano scomparso lo scorso 8 ottobre dalla sua fonderia di Marcheno.

Adelio Bozzoli preferisce non commentare una situazione per lui pesantissima: oltre all’angoscia per il fratello scomparso si aggiunge la preoccupazione per i suoi due figli, Giacomo e Alex, indagati a piede libero per concorso nell’ omicidio volontario dello zio e distruzione di cadavere così come due operai della fonderia di Marcheno, dove Mario Bozzoli è stato visto vivo per l’ultima volta.

Gli inquirenti non sembrano avere più dubbi. Proprio nei forti dissidi familiari andrebbe cercato il movente dell’ omicidio. Ma manca ancora la prova regina, l’elemento che possa far dire con certezza che Bozzoli sia stato ucciso in uno dei tre forni presenti in azienda. L’indizio principale sta proprio nei rapporti tesi tra Mario Bozzoli e la famiglia del fratello con un nipote, Giacomo, che in passato e più di una volta, avrebbe detto: «prima o poi uccido mio zio», come confermano gli inquirenti. Un malumore nei confronti dello zio che pare durasse ormai da tre anni.

Le parole non bastano e ora l’attenzione si sposta così su possibili prove. Dalle scorie analizzate dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo (la stessa che setacciò il campo di Chignolo d’Isola per il caso di Yara Gambirasio) e ora finite nei laboratori dei Ris di Parma gli inquirenti sperano di trovare un frammento osseo o un perno in titanio di quelli usati per le protesi dentarie. La presenza di un frammento osseo - è la considerazione di chi indaga - potrebbe rappresentare la svolta dell’inchiesta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA