Giocattoli: uno su 20 non è a norma

Bergamo nel 2006 ha importato giocattoli dalla Cina per poco meno di 2,6 milioni di euro. Il dato, anche se provvisorio, emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano e mostra un incremento dell’import orobico di 150 mila euro rispetto al 2005. Il vero problema, ha spiegato la Camera di commercio di Milano in un convegno, è che un giocattolo su venti non è a norma, e quindi può essere pericoloso per i bambini.I giocattoli cinesi sono circa il 50 per cento del totale importato. I difetti più comuni riscontrati sono facile infiammabilità, scarsa resistenza alla rottura e allo strappo, tossicità, eccessiva rumorosità o indicazione errata delle fasce di età. Su 1.453 controlli, effettuati in quattro anni per verificare la sicurezza e conformità alle normative delle merci importate, 175 hanno riguardato i giocattoli: e le sanzioni, scattate dal 2003, sono state nove, quindi una su venti. Secondo la Commissione europea (dati RAPEX 2005), quasi un prodotto pericoloso su quattro riguarda proprio i giocattoli, l’85% dei quali di provenienza cinese. Il mercato dei giocattoli non sfugge purtroppo alle dinamiche del commercio internazionale. Nei primi sei mesi del 2006, l’Italia ha importato giocattoli per oltre 408 milioni di euro, di cui più della metà (55%) proveniente dalla Cina, a fronte di esportazioni verso questo stesso Paese pari a meno di un milione di euro. Il 40% delle importazioni di giocattoli made in China, per un valore di oltre 90 milioni di euro, è arrivato in Lombardia e il 73% di queste ha avuto come destinazione Milano, dove hanno sede molte aziende che poi distribuiscono i prodotti su tutto il territorio nazionale. (22/11/2006)

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