Guardia padana: «Erano militari»
Chiesto il rinvio a giudizio per 34

Il pm ha chiesto il rinvio per le 34 persone accusate di aver fatto parte della Guardia nazionale padana (Gnp).

Quasi perso nella memoria, il fascicolo sulla Gnp è tornato d’attualità a 18 anni dall’inizio dell’indagine. Si tratta delle famose «Camicie verdi» che per la Lega Nord fasciavano militanti innocentemente dediti al servizio d’ordine durante le manifestazioni, ma che per l’accusa erano le divise di una organizzazione militare parallela.

Il tribunale di Verona a settembre aveva accolto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata da uno dei legali degli attivisti (fra loro nessun bergamasco) imputati per associazione di carattere militare a scopo politico e aveva stabilito che l’inchiesta spetta alla magistratura inquirente della nostra città.

Tutto perché la genesi di questa organizzazione è tutta bergamasca. L’atto costituivo, infatti, va fatto risalire al 2 giugno 1996, durante uno dei raduni leghisti nel pratone di Pontida, quando venne fondato il «Comitato di liberazione della Padania, il quale si dota di un servizio d’ordine organizzato nell’ambito dei territori della Padania, che viene denominato Camicie verdi».

Il debutto della Gnp avvenne il 17 giugno 1996 a Stezzano per un «regolare servizio d’ordine in occasione della seduta del governo della Padania». Tra gli indagati, all’inizio, figuravano anche i vertici del Carroccio: Bossi, Maroni, Calderoli , Borghezio, Pagliarini, Gnutti, succesivamente prosciolti perché Camera e Senato avevano decretato «l’insindacabilità delle condotte degli imputati parlamentari», riconoscendo che «l’associazione Camicie verdi altro non era che un servizio d’ordine simile a quelli organizzati dai partiti in occasione dei comizi e delle manifestazioni di piazza».

Ora la decisione finale sul rinvio a giudizio spetta al gip.

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