I due candidati sindaco
divisi sull'urbanistica

Una serata in punta di fioretto «dove siamo stati d'accordo su molte cose e in disaccordo in modo significativo su altre» per usare la felice sintesi finale di Roberto Bruni, sindaco uscente e candidato del centrosinistra a Palafrizzoni. E in effetti i toni dei duelli con lo sfidante Franco Tentorio a capo del centrodestra (unito, Lega compresa) sono sempre molto cordiali, anche ieri sera al teatro Qoelet di Redona, per il faccia a faccia organizzato dalle realtà del volontariato e del sociale, tra cui Caritas, Acli, Comunità Ruah, Libera, Tavola della Pace e sindacati, e molte altre. Il solo momento di sussulto è arrivato sul finale, ma per l'inatteso intervento dal lato platea di un probabile esponente della lista «Ama Bergamo» di Giuseppe Anghileri, che ha denunciato la poca democraticità di un confronto limitato ai soli due esponenti delle maggiori coalizioni. Che messe insieme rappresentano comunque potenzialmente l'85-90 per cento dell'elettorato, va detto.

Al centro del confronto, moderato da Anna Gandolfi, giornalista de L'Eco di Bergamo, l'idea della città «che vogliamo e che non vogliamo». E su questo punto va detto che le principali differenze si sono registrate sul fronte urbanistico e della mobilità, oltre che sulla sicurezza e sull'integrazione, seppure in misura più sfumata rispetto a quanto potrebbero dire (e fare) le ali estreme delle rispettive coalizioni. «Non vogliamo megalopoli come dice qualche sconsiderato oppositore, ma far tornare la città ai livelli degli anni '70, 130-138 mila abitanti, operando uno sviluppo equilibrato sulle aree dismesse e offrendo case a prezzi accessibili», la posizione di Bruni sul Pgt, mentre Tentorio esprime «alcune perplessità su una città immaginata con 21 mila abitanti e 14 mila addetti in più» e critica interventi come «i Pii ex Enel, ex Sace, ex Gres e autostrada». Fermo restando che «ormai sono avanti e non possiamo più ledere diritti legittimi». Semmai lavorare sul Pgt «attraverso l'accoglimento delle osservazioni». Al che Bruni replica, ma nemmeno tanto: «Il documento non è blindato» e rivendica il merito «di aver adottato il Pgt nonostante la crisi, stimolando così la ripresa». Qualche scintilla ci scappa solo qui, ma nessuna accusa incrociata di cementificazioni varie.

Sulla mobilità, Tentorio rompe il tabù di un centrodestra paladino delle auto aprendo anche alla sinergia con gli altri mezzi di trasporto, arrivando anche a proporre il potenziamento dei «parcheggi d'interscambio collegati con il centro con navette veloci e gratuite». Ma sulle zone 30 e Ztl le strade si dividono: «Alcune funzionano bene, altre meno: sulle Ztl siamo tendenzialmente contrari». Bruni dal canto suo punta decisamente sull'infomobilità e attacca (stavolta sì...) l'avversario reo di aver subordinato la realizzazione della Tangenziale est alla verifica della sua attuale effettiva necessità: «Già 5 anni fa dicevamo di attendere gli effetti della Seriate-Nembro e del tram delle Valli». Sulla risalita di Città Alta, poi, Tentorio propende per la soluzione interna alle Mura, Bruni dal canto suo si dice «non innamorato del progetto attuale (esterno - ndr)» e in attesa «d'indicazioni della sovrintendenza».

E se sull'integrazione Bruni sottolinea la necessità di coniugare accoglienza e legalità, Tentorio punta molto sulla differenza tra regolari e irregolari: ma davanti alle obiezioni sull'esistenza di 10 mila badanti non in regola ammette la necessità di fronte a determinati fabbisogni di «modificare quote e meccanismi oggettivamente macchinosi», rivendicando comunque la bontà dell'impostazione in materia del Pdl rispetto a quella degli alleati della Lega, decisamente più estremisti. Poi comincia un lungo percorso comune, sull'importanza dell'associazionismo e della sussidiarietà, con Tentorio che cita la «Quadragesimo anno» (enciclica del 1931 di Pio XI) e Bruni che ne ricorda il valore costituzionale sottolineando la bontà del lavoro di questi 5 anni con il mondo dell'associazionismo. Fino ad arrivare alla centralità della famiglia, dove entrambi i candidati mettono sul tappeto le proprie proposte: un ulteriore potenziamento (tra cui l'estensione della Family Card) delle politiche in corso Bruni, il quoziente familiare e il buono bebè (senza distinzione tra italiani e stranieri, ma con il solo criterio della residenza) Tentorio che si rifà alla famiglia così come definita dall'articolo 29 della Costituzione per ribadire la centralità di quella fondata sul matrimonio. Poi cala il sipario su un confronto all'insegna del savoir faire. Chi ama l'artiglieria pesante ha sbagliato contendenti.

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