Il governo Cottarelli non c’è ancora
Cresce l’ipotesi di elezioni già a luglio

Carlo Cottarelli ha incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma l’ex commissario alla spending review non si è presentato ai giornalisti ed è tornato alla Camera.

Secondo le agenzie e i giornalisti presenti ci sono problemi con la lista dei ministri che Cottarelli avrebbe dovuto presentare a Mattarella. I due si rivedranno mercoledì mattina per un nuovo colloqui. Alle 17.15 i corazzieri che sorvegliano la porta di ingresso se ne sono andati, segno che il confronto tra Cottarelli e Mattarella era terminato senza comunicazioni alla stampa. L’ex commissario alla spending review è tornato a Montecitorio. Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione al Quirinale, ha solo detto ai giornalisti che il presidente del Consiglio incaricato Cottarelli ha riferito al presidente della Repubblica lo stato del suo lavoro di formazione del governo.

Il compito di Cottarelli è quasi impossibile: dopo aver ricevuto l’incarico da parte del capo dello Stato dovrà presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia, ma dalle prime reazioni sarà estremamente difficile trovare una maggioranza. Movimento 5 Stelle, Lega Nord, scottati dopo il naufragio del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno annunciato che non voteranno la fiducia. Il segretario del Partito democratico Maurizio Martina invece ha proposto l’astensione. Come annunciato dopo il primo colloquio con Mattarella, se Cottarelli non troverà i voti necessari, si andrà ad elezioni dopo agosto.

Domenica sera Giuseppe Conte, il premier scelto da Movimento 5 Stelle e Lega Nord, ha rimesso l’incarico dopo il veto del presidente della Repubblica sul nome di Paolo Savona, economista euroscettico, come ministro dell’Economia. Sul nome di Savona ha insistito molto la Lega Nord, al punto da costringere Conte al passo indietro. Matteo Salvini ha immediatamente chiesto la data del voto. La mossa di Mattarella ha scatenato molte polemiche soprattutto tra grillini e leghisti, che hanno criticato aspramente la decisione del capo dello Stato. Si è aperto un dibattito, dai toni molto violenti, anche sulla legittimità costituzionale del veto al nome di Paolo Savona. Secondo autorevoli costituzionalisti non ci sono gli estremi per l’impeachment, chiesto a gran voce dal leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio.

Nel frattempo crescono i sostenitori di un voto già a luglio: a parlarne apertamente è il capogruppo al Senato del Partito democratico Andrea Marcucci: «Se c’è l’accordo si può fare». Per Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, «era più responsabile far partire il governo, ma siamo pronti ad andare al voto a luglio».

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