Il vescovo mons. Amadei: «La sicurezza non si costruisce solo con i mezzi della polizia»

«Al centro dell’azione pastorale deve stare la famiglia, oggi segnata da tante fragilità e bombardata dai mass media. Dobbiamo pensare anche ai tanti giovani stranieri. La vera integrazione avverrà soprattutto tra loro e i nostri giovani. Esprimo le mie preoccupazioni sul clima di intolleranza verso gli stranieri, visti soltanto come delinquenti e come capro espiatorio dei mali e dei problemi della società. La sicurezza non si costruisce soltanto con i mezzi della polizia». Sono alcuni passaggi dell’intervento del vescovo Roberto Amadei all’assemblea del clero, svoltasi in mattinata in Seminario, durante la quale è stato presentato il nuovo programma pastorale diocesano che vede al centro l’attenzione alla famiglia. «La famiglia — ha esordito il vescovo — è grembo della trasmissione della fede e cellula fondamentale della Chiesa e della società. La famiglia non è soltanto oggetto ma anche oggetto della nostra pastorale. Le parrocchie devono avvicinarsi alle famiglie, evitando giudizi spietati, riconoscendo l’impegno dei genitori per conservare l’unione del matrimonio e l’educazione dei figli. Le statistiche dicono che tanti giovani sognano una famiglia stabile, soprattutto quelli che hanno alle spalle l’esperienza fallimentare dei loro genitori». Monsignor Amadei ha ricordato le attuali fragilità della famiglia: la diffusa scelta delle convivenze di fatto, l’emergenza educativa dei figli che scoraggia i genitori, la solitudine della famiglia nel vivere i problemi, la poca attenzione alla famiglia da parte delle istituzioni, la proliferazione di nuovi nomi che si dichiarano famiglia, i mass media che predicano il superamento del matrimonio come fosse un limite alla libertà, la cultura allergica alle decisioni definitive.Il vescovo ha parlato poi della presenza di tanti giovani stranieri come nuova sfida pastorale. «La vera integrazione — ha detto il vescovo — avverrà soprattutto tra loro e i nostri giovani, altrimenti sperimenteremo i dolorosi avvenimenti già accaduti in Francia e in Inghilterra. Dobbiamo profondo rispetto alla loro esperienza religiosa, ma dobbiamo testimoniare il Vangelo anche ai giovani stranieri. Questo non è proselitismo, ma testimoniare che il Vangelo è un tesoro per tutti». Monsignor Amadei ha allargato le sue riflessioni alla realtà degli immigrati. «Esprimo le mie preoccupazioni sul clima da tolleranza zero nella nostra società che si sta allargando alla xenofobia, ai pregiudizi, alla paura e all’intolleranza verso chi è diverso. Gli stranieri sono diventati il capro espiatorio dei mali e dei problemi della società e identificati come delinquenti, dimenticando che ci sono delinquenti fra loro ma anche fra i bergamaschi. Il senso di insicurezza e paura dipende anche dall’insicurezza economica delle famiglie e dalla deriva causata dall’imperante individualismo. La sicurezza non si costruisce soltanto con i mezzi della polizia, pur necessari, ma si edifica con la costruzione dello stare insieme e con l’attenzione ai più deboli».(11/06/2008)

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