Il virus Zika dilaga in America Latina
Viaggi a rischio, previsti annullamenti

Diverse compagnie aeree che operano voli nelle zone più colpite dal virus Zika in America Latina stanno proponendo ai loro passeggeri di annullare o posticipare i loro viaggi, specialmente se si tratta di donne incinte, a causa del rischio che la malattia provochi malformazioni fetali.

Per esempio la compagnia aerea dell’America latina Latam ha previsto il rimborso o lo spostamento di data delle prenotazioni sui voli verso Brasile, Colombia, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Paraguay, Venezuela, Ecuador, Bolivia e altre destinazioni.

Anche British Aiways, American Airlines e United Airlines hanno adottato misure equivalenti, specialmente per i loro voli a destinazione del Brasile, la Colombia e il Messico. Cos’è il virus zika e perché è difficile fermarlo. Il virus Zika, trasmesso dalle zanzare e arrivato in Brasile nel maggio del 2015 ha ormai raggiunto altri 17 paesi delle Americhe.

Fino a ottobre non era ritenuto una grande minaccia: solo un quinto delle persone colpite si ammalava e in genere provocava solo un po’ di febbre, eruzioni cutanee, dolori articolari e arrossamento degli occhi.Dopo, però, sono cominciate a emergere prove di possibili malformazioni nei feti e problemi neurologici negli adulti. Il 15 gennaio i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) negli Stati Uniti hanno consigliato alle donne incinte di non andare nei paesi in cui ci sono focolai d’infezione. Il virus, per cui non esiste un vaccino, è stato isolato per la prima volta nel 1947 in una scimmia della foresta di Zika, in Uganda. Da allora si sa che ha provocato piccole epidemie sporadiche in alcune regioni africane e del sudest asiatico. Invece in Brasile, per motivi ancora oscuri, subito dopo il suo arrivo avrebbe contagiato un milione e mezzo di persone.

Il virus Zika nelle Americhe «si sta diffondendo in maniera esplosiva» tanto che nel prossimo futuro sono attesi fino a 3-4 milioni di casi. Non accenna a diminuire l’allarme per la veloce diffusione dell’infezione e le parole del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Margaret Chan, in un incontro informativo a Ginevra, lo dimostrano senza ombra di dubbio.

Un allarme però su cui è intervenuta la Casa Bianca sottolineando che il rischio che il virus si diffonda negli Stati Uniti è «abbastanza basso» come ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, rilevando però che i rischi potrebbero aumentare con le temperature più alte. L’allarme cresce perchè il virus, che normalmente determina infezioni lievi, è ora fortemente sospettato di essere collegato alla comparsa in Brasile di oltre 4 mila casi di microcefalia fetale – una gravissima patologia che porta alla nascita di bambini con cervello di dimensione ridotte – in bimbi nati da madri che erano state infettate.

L’obiettivo, questa volta, è dunque quello di agire velocemente per non farsi trovare «impreparati» nel caso di un’ulteriore escalation dell’infezione. Escalation che sembra tuttavia essere certa: «Il livello di allarme – ha avvertito Chan – è estremamente alto. A oggi casi da virus Zika si rilevano in 23 Paesi, ma si attende un’ulteriore diffusione internazionale del virus» e ciò considerando che attualmente «non esiste un vaccino» e le popolazioni «non presentano alcuna immunizzazione».

Il rischio, per gli esperti, è che il virus possa diffondersi in tutti i Paesi dove per esempio è presente la Dengue, trasmessa dalla stessa tipologia di zanzare, a partire dalla Cina. E ancora: una «relazione causale tra l’infezione da Zika e malformazioni alla nascita non è stata ancora stabilita, ma è fortemente sospettata».

«I possibili legami, solo recentemente sospettati – ha avvertito Chan – hanno rapidamente mutato il profilo di rischio di Zika, da una “minaccia lieve” a una di proporzioni allarmanti». L’Oms ha inoltre anticipato che sta per pubblicare uno studio che dà un’ulteriore conferma di questa ipotesi: «Il virus – ha sottolineato Marcos Espinal direttore per le malattie infettive nelle Americhe – è stato diagnosticato nel cervello di neonati morti per microcefalia e anche nel liquido amniotico; dunque, ci sono forti evidenze di un’associazione tra Zika e microcefalia fetale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA