In via Tasso ecco una biscia
Un ritorno della campagna in città

di Giorgio Bardaglio
«Scusi, guardi lì». L’anziana signora con i capelli candidi e l’abito a fiori bianchi e blu mi tocca il braccio e indica il centro della strada. Non vedo nulla e fraintendo, credo sia un invito ad aiutarla ad attraversare, invece lei fa segno di no, di guardare sull’asfalto.

«Scusi, guardi lì». L’anziana signora con i capelli candidi e l’abito a fiori bianchi e blu mi tocca il braccio e indica il centro della strada. Non vedo nulla e fraintendo, credo sia un invito ad aiutarla ad attraversare, invece lei fa segno di no, di guardare sull’asfalto.

Metto a fuoco, vedo qualcosa, ma impiego un istante per capire cos’è: mezzo metro di biscia avanza spedita. Siamo in via Tasso, proprio di fianco al teatro Donizetti, alle dieci di mattina di giovedì 12 giugno, in un punto in cui passano poche auto, a dieci metri da dove cominciano le aiuole del parchetto. La signora mi guarda, torna a osservare l’animale e poi domanda sgomenta: «È una vipera?». No, non lo è, lo capisco pure io, che non sono l’amico degli animali Angelo Lombardi e neppure ho fatto il boy-scout. La signora non pare convinta, si avvicina un passante, che evidentemente la sa più lunga e rassicura: «Ma no, non fa nulla, lasciamola andare, al massimo mangerà qualche topo».

In due secondi diventiamo un capannello, ciascuno dice la sua, senza prendere l’iniziativa, anche perché di schiacciarla con i piedi nessuno si sogna e lì per lì, nel bel mezzo di Bergamo, non è che si possa salire su un albero, staccare un ramo e usarlo come Tarzan.


Così tra le due fazioni - quella terrorizzata e quella ambientalista - è la seconda a prevalere, con il serpente che ormai ha attraversato l’intero vialone e si appresta a entrare in un’aiuola, per trovare riparo tra l’ombra dei fiori e i massi d’ornamento (ecco a cosa servono! L’ho capito ora).


«Ma cosa ci fa una biscia a Bergamo?» domanda l’ultimo dei curiosi, scuotendo la testa, sentendosi rispondere da colui che per primo aveva posto il veto di toccarla: «Per me è una biscia di montagna. Di notte è possibile che abbia cercato riparo avvolgendosi sulle sospensioni di qualche macchina e così è arrivata stamattina fino in città». Giusto. Non ci avevamo pensato. Può darsi sia andata così, oppure è solo l’inizio di un ritorno in città della campagna. Se in questi giorni vi dovesse capitare di vederla non datevi pena: certo rischia più lei di chi la incontra.

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