Jobs Act, aumenta il congedo parentale
Cig, tetto di 24 mesi. Petteni: bene così

Via libera definitivo alle novità sul congedo parentale, con l’estensione da 3 a 6 anni e da 8 a 12 anni di età del bambino dell’arco temporale entro cui mamme e papà possono beneficiarne di quello retribuito al 30% e di quello non retribuito. Ok finale anche sulle nuove tipologie contrattuali, con l’addio ai co.co.pro dal 2016.

Il Consiglio dei ministri ha approvato gli ultimi decreti attuativi del Jobs act, dando per questi due dlgs l’ultimo sì, mentre per i restanti quattro un primo ok. Tra questi, il riordino degli ammortizzatori sociali con la stretta per la cig, la cui durata massima viene fissata a 24 mesi, che possono salire a 36 mesi se «abbinata» ai contratti di solidarietà. E, ancora, l’istituzione dell’Agenzia dell’ispettorato del lavoro e dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, oltre al capitolo semplificazioni di procedure e adempimenti. La delega sul lavoro è stata così completata, ad eccezione del salario minimo: «l’unico argomento di delega che non è stato affrontato», ha affermato il ministro, Giuliano Poletti.

«In un anno tutti i decreti delega del Jobs act sono stati realizzati, abbiamo esaurito il lavoro sulla riforma del mercato lavoro in modo efficace e rapido», ha sottolineato il ministro delle riforme, Maria Elena Boschi. Mentre gli ultimi dati sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro segnalano come ad aprile il numero di attivazioni di nuovi contratti di lavoro in tutti i settori è stato pari a 912.764, a fronte di 700.602 cessazioni, con un saldo di oltre 212.000 contratti.

Poletti ha anche confermato che la durata della Naspi, il nuovo assegno di disoccupazione introdotto con il Jobs act, sarà strutturalmente di due anni: il riordino degli ammortizzatori sociali e gli interventi di politiche attive producono «una disponibilità di risorse che portano a stabilizzare a 24 mesi la Naspi», ha spiegato Poletti. L’allungamento era infatti previsto a 24 mesi per il 2015 e il 2016, mentre sarebbe sceso a 18 mesi dal 2017.

Inoltre, in uno dei quattro decreti legislativi che ora andranno all’esame del Parlamento, per il parere delle commissioni Lavoro, si prevede «un assegno di ricollocazione, nuovo strumento finalizzato al fatto che se un lavoratore perde un lavoro dopo 6 mesi, è possibile che abbia un assegno che può essere usato per acquistare servizi per ricollocamento», ha spiegato Poletti. Affrontato anche il capitolo Durc e sanzioni e il tema delle dimissioni in bianco: «È una vergogna che ancora possa esistere» questa pratica per le donne lavoratrici, ha affermato Boschi.

Il governo ha dato il via libera anche all’atteso decreto Enti locali, con 2 miliardi di margini sul patto di stabilità interno per Regioni e province autonome e 100 milioni l’anno per 4 anni per i Comuni, destinando risorse ad hoc per le ricostruzioni dopo calamità (in particolare per l’Aquila e per Mantova e la Lombardia) e creando zone franche per le microimprese per le aree colpite da terremoto come l’Emilia Romagna. Nelle casse dei Comuni arriveranno anche 530 milioni di euro come contributo per Imu e Tasi.

È saltata, invece, l’altrettanto attesa norma per sanare la falla dei dirigenti delle Agenzie fiscali, dichiarati illegittimi dalla Consulta. Ma il tema, ha assicurato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sarà affrontato presto, in un prossimo Consiglio dei ministri. Importantissima anche la decisione che riguarda la copertura del «buco’» di 728 milioni lasciato dal diniego della Commissione Europeo all’utilizzo della Reverse Charge Iva per la grande distribuzione. Non scatterà la clausola di salvaguardia, almeno per ora. Tutto è rinviato a dopo l’estate quando il quadro macro economico sarà più chiaro.

«Il testo è migliorabile ma è positiva l’estensione degli ammortizzatori alle piccole imprese, l’aumento dei congedi parentali, la rinuncia ad intervenire su salario minimo, modello contrattuale e rappresentanza»: questo, in sintesi, il commento del segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, sull’approvazione dei decreti attuativi del Jobs act da parte del Cdm.

«Da una prima analisi, riteniamo importante la scelta del Governo di non avere esercitato la delega sul salario minimo. Questa era una delle richieste centrali della Cisl che il governo ha accolto, lasciando alle parti sociali anche le materie legate alla riforma del modello contrattuale e le regole sulla rappresentanza», afferma Petteni. Naturalmente vanno letti con attenzione tutti i punti del decreto, in particolare quelli riguardanti gli ammortizzatori sociali, ma l’estensione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà anche alle piccole imprese è per la Cisl un risultato certamente storico. Così come è importante - prosegue - aver aumentato la durata dei congedi parentali per consentire una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia».

Inoltre, «ora occorre valutare con attenzione il tema delle politiche attive del lavoro per capire se c’è un vero segno di cambiamento, in particolare se queste politiche saranno fatte in modo adeguato perché è lì - sottolinea Petteni - che si potrà avere una vera svolta in tema di nuova occupazione».

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