La burocrazia opprime cittadini e imprese
E ci costa mezzo miliardo all’anno

Della burocrazia si era lamentato recentemente anche il sindaco Giorgio Gori: «È una ragnatela» aveva detto in un’intervista di qualche settimana fa. Constatazione un po’ desolante.

Perché se piange lui, figuriamoci i suoi concittadini. Zitti e pedalare, anzi pagare. La «ragnatela» infatti ha costi spropositati e Bergamo non fa eccezione. Da una recente indagine dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia si stima che, nella nostra provincia, le spese sostenute per gli adempimenti amministrativi dalle piccole e medie imprese ammontino a 543 milioni di euro su un totale regionale di 4.852 milioni.

In termini assoluti si tratta di un terzo e poco onorevole piazzamento, dopo Milano (2.028 milioni) e Brescia (676 milioni) che scivola – magra consolazione – a metà classifica (sesto posto) se si considera la percentuale sul valore aggiunto di industria e servizi (1,78 per cento).

Cosa vuol dire? Tradotto in termini molto concreti significa ore e ore in coda alle poste, agli sportelli comunali, all’ufficio tributi, al catasto e via discorrendo.

«Si tratta ovviamente di una stima – spiega Licia Redolfi dello stesso Osservatorio di Confartigianato – che riflette però un dato di fatto vissuto nel quotidiano dalle imprese e dai cittadini. Tanto per offrire un ulteriore dato la Banca mondiale ha reso noto come in Italia siano necessarie 269 ore all’anno per pagare le tasse contro una media di 175 nei paesi Ocse».

Due pagine su L’Eco di Bergamo del 22 ottobre

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