La Caritas e il convegno diocesano
Sono mille i senza fissa dimora

Centinaia di operatori delle Caritas parrocchiali hanno partecipato al Convegno diocesano sul tema «Liturgia e carità» alla Casa del Giovane. Due elementi, quelli del titolo, legati in un rapporto definito «essenziale e delicato». I dati dicono che i senza fissa dimora sono mille.

Centinaia di operatori delle Caritas parrocchiali hanno partecipato al Convegno diocesano sul tema «Liturgia e carità» alla Casa del Giovane. Due elementi, quelli del titolo, legati in un rapporto definito «essenziale e delicato» da Luciano Manicardi, monaco di Bose, che ha sviluppato l’intervento centrale della mattinata.

«La separazione fra liturgia e carità porta a dei rischi. – ha detto Manicardi in apertura – Se la liturgia si scinde, rischia di diventare autoreferenziale, allontanandosi dal volto concreto del povero e accentuando la distanza fra Dio e l’uomo. In una liturgia lontana dalla vita, le forme assumono un’importanza esagerata e può diventare persino luogo di ipocrisia».

Se la carità rompe questo legame con la liturgia si presentano altri rischi. «Si cade allora nel protagonismo umano – ha continuato – e l’amore di cui Dio è soggetto e autore perde il suo volto. Diventa managerialità del bene, burocrazia del servizio. La carità deve essere mediata dalla fede, dall’amore con cui Cristo ci ha amato».

Le conclusione del convegno sono state affidate al vescovo monsignor Francesco Beschi che ha individuato alcune indicazioni per le comunità parrocchiali e per chi opera nelle Caritas. Nel suo intervento ha sottolineato l’esigenza di unità, individuando come luogo principe di costruzione dell’unità il Consiglio pastorale. Ha toccato quindi il tema della “formazione nell’azione” per gli operatori e ha invitato a vivere concretamente, nel servizio che ognuno svolge in modo diverso nella comunità, il rapporto tra impegno, celebrazione, carità ed Eucaristia.

Il Convegno diocesano annuale delle Caritas parrocchiali ha offerto l’occasione per presentare il recente lavoro svolto dalla Caritas diocesana e dal Dipartimento Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo sulle persone senza fissa dimora a Bergamo.

Un lavoro – dal titolo «Vite di strada. I senza dimora a Bergamo» – che ha coinvolto anche gli operatori del settore, chi si prende cura ogni giorno delle persone senza dimora e che ha visto la collaborazione di Comuni, Asl e realtà sanitarie.

Stefano Tomelleri, docente dell’Università di Bergamo, che con Roberta Bova ha condotto il lavoro di ricerca, è intervenuto al convegno, dando subito lo spessore della questione con un numero, quello degli accessi ai servizi in un anno. «Secondo le statistiche Istat – ha detto aprendo il suo intervento – a Bergamo sarebbero 300 le persone senza fissa dimora che accedono ai servizi. La nostra ricerca ci dice che questo numero nella realtà è il triplo». Quasi mille.

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