La famiglia rimasta senza casa
Braccio di ferro con il Comune

Hanno trascorso due notti all'aperto, fuori dall'edificio in cui hanno vissuto negli ultimi mesi, lungo la strada provinciale a Ponte Selva. Lì si sono avvolti nelle coperte, raccogliendo gli oggetti che sono riusciti a salvare dal rogo che ha distrutto la camera in cui dormivano.

Hanno trascorso due notti all'aperto, fuori dall'edificio in cui hanno vissuto negli ultimi mesi, lungo la strada provinciale a Ponte Selva. Lì si sono avvolti nelle coperte, raccogliendo gli oggetti che sono riusciti a salvare dal rogo che ha distrutto la camera in cui dormivano in otto. E hanno messo in atto un braccio di ferro con l'amministrazione per ottenere un nuovo alloggio.

«Sono preoccupato – racconta il capofamiglia –. Ieri (mercoledì) abbiamo dormito qui e lo faremo anche questa notte (ieri, ndr). Ma vivere così non va bene: la bimba più piccola rigurgita il latte, quello di un anno e mezzo è caduto e si è ferito a una mano». I due piccoli ieri sera sono stati visitati all'ospedale di Piario. «I nostri connazionali e gli italiani che abitano qui ci aiutano con il cibo ma non possiamo vivere in mezzo alla strada. La casa è andata a fuoco e comunque anche prima dell'incendio l'Asl aveva detto che non era idonea per otto persone. Stiamo aspettando che qualcuno trovi un nuovo alloggio per noi».

La priorità, ora, è trovare una collocazione per i bambini. Per questo ieri c'è stato un fitto scambio di telefonate tra i sindaci di Clusone e Alzano, i rispettivi assessori e i responsabili dei servizi sociali. Il capofamiglia però ha rifiutato tutte le offerte proposte: dalla sistemazione di moglie e figli in una comunità di accoglienza al viaggio pagato per il Marocco finché non si troverà una sistemazione.

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