La sicurezza sul lago d’Iseo?
«Qui non funziona un bel niente»

Se una persona sta male quando è in barca sul Sebino, chi chiama? Facile: il 112, il numero unico per le emergenze di Varese.

Da lì, la richiesta di intervento viene smistata alle varie forze dell’ordine e al 118 (che, in base alla provincia, fa intervenire i mezzi di Bergamo o di Brescia). Ma, nel concreto, gli operatori del 112 e del 118 si trovano poi a dover affrontare la frammentazione che contraddistingue il lago d’Iseo: diviso a metà fra Bergamo e Brescia, segna il confine fra le competenze di due Province e due polizie provinciali, quattro compagnie di carabinieri (Clusone, Bergamo, Chiari e Breno), 16 Comuni, cinque distaccamenti di vigili del fuoco (Lovere, Bergamo, Brescia, Sale Marasino e Darfo) e un numero imprecisato di gruppi di volontariato, divisi a loro volta tra Protezione civile e 118, alpini e sommozzatori, cinofili e radioamatori, a cui aggiungere pure la Guardia costiera ausiliaria di Sarnico.

Insomma, un incrocio pericoloso che fa dire «Qui non funziona un bel niente» (ma il giudizio è decisamente più colorito) a Massimo Ziliani, presidente del Gruppo sub di Montisola, che a bocce ferme analizza quel che è successo tra sabato e domenica sul lago dove per quasi un giorno intero ha vagato senza essere cercato da nessuno il cadavere di Achille Belometti, di Parzanica. Pericoloso perché un ente non conosce le risorse degli altri (personale e attrezzature); pericoloso perché non ci sono convenzioni; pericoloso perché a tutto questo si aggiungono anche i «campanilismi».

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