La testimonianza di una volontaria
«Siamo solo dei bersagli per la guerra»

Arianna Martini, 43enne di Zingonia, volontaria di Time4life, ha marchiato nella testa qual è la prima regola per chi vuole fare del bene in Siria: «Si entra e si esce, non ci si ferma nel Paese perché per i siriani gli occidentali sono obiettivi, bersagli che camminano»

Viaggio in auto senza mai scendere, consegna del materiale e subito dopo via, di corsa, verso la frontiera con la Turchia. Arianna Martini, 43enne di Zingonia, volontaria di Time4life, ha marchiato nella testa qual è la prima regola per chi vuole fare del bene in Siria: «Si entra e si esce, non ci si ferma nel Paese perché per i siriani gli occidentali sono “Walking check” cioè “obiettivi, bersagli che camminano”», dice la donna, responsabile dell’ufficio esteri in un’azienda a Treviglio, rientrata dall’ultima missione solo venti giorni fa.

«La regola numero uno – spiega Arianna Martini che ormai ha diversi viaggi alle spalle, sia al campo profughi di Bab Al Salam che ad Aleppo – è che non ci si ferma in Siria, si entra e si esce. E non solo, lo si deve fare in fretta, nella stessa giornata».

In condizioni di possibile sicurezza «Nelle mie ultime due operazioni – dice – non c’erano, così siamo rimasti sul confine, al campo profughi. Anche qui c’è molto da fare e si può essere molto utili. Ci sono tendopoli, campi spontanei ma anche bambini nei cassonetti, persone rimaste senza niente che non sono seguiti da nessuno. Tutti pensiamo che la parte più dolorosa sia solo dove c’è la guerra, ma la gente sta scappando senza nulla con sé e si trovano soprattutto al di là del confine. Per questa ragione ci sono progetti di sostegno pensati proprio per queste zone». E dunque, il consiglio principale a chi sta per partire o è già in missione: «Non bisogna mai trascurare se stessi, altrimenti non si è più d’aiuto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA