La testimonianza: in un istante
è sparito in acqua davanti a noi

«Gianluca stava sorreggendo un faretto per illuminare quel punto della grotta. All’improvviso è caduto in acqua: la corrente era molto forte, non avevo mai visto nulla del genere durante precedenti esplorazioni». Parla lo speleologo bergamasco.

«Gianluca stava sorreggendo un faretto per illuminare quel punto della grotta. All’improvviso è caduto in acqua: la corrente era molto forte, non avevo mai visto nulla del genere durante precedenti esplorazioni. In un istante è sparito davanti a noi. Abbiamo sperato avesse raggiunto un punto dove riemergere, invece non è stato così».

È ancora molto scosso Massimiliano Gelmini. E non potrebbe essere altrimenti: lo speleologo bergamasco, di San Giovanni Bianco, era una delle sette persone che, domenica pomeriggio, si trovavano con Gianluca Girotto nella grotta Zelbio, cavità situata nell’omonima località in provincia di Como. Il 46enne di Aosta è purtroppo morto.

Che situazione avete trovato là sotto?

«Ciò che maggiormente mi ha impressionato è stata la corrente dell’acqua sotterranea, davvero molto forte: non avevo mai visto nulla del genere in precedenza. Eravamo nei pressi di un torrente sotterraneo che collega la grotta Zelbio, dov’eravamo noi, con la confinante grotta Tacchi: un corso d’acqua in pratica sottostante il camminamento».

E cosa è successo?

«Proprio per l’impetuosità del corso d’acqua sotterraneo, si è deciso di scattare qualche fotografia. In quel momento Gianluca stava sostenendo un faro che serve per dare luce alla zona. A quel punto gli è sfuggito un appiglio ed è caduto in acqua. È stata questione di un secondo».

Avete pensato subito al peggio?

«In realtà no. Pensavamo, anzi speravamo che non fosse annegato, ma che avesse raggiunto un anfratto dove si fosse fermato e potesse respirare».

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